epa08893282 Freight trucks queue up at Dover Port in Dover, Britain, 19 December 2020. Britain and the EU continue to negotiate a post-Brexit trade deal as the current Brexit transition period will end on 31 December. EPA/ANDY RAIN

Brexit incagliata sulla pesca, code di tir sulla Manica

Brexit incagliata sulla pesca, code di tir sulla Manica
Ore cruciali nelle trattative, ‘ma andremo oltre domenica’
Sgombri, sogliole, aringhe e gamberetti. E’ questa la portata principale nel menu della maratona negoziale post-Brexit fra l’Unione europea ed il Regno Unito che si sta consumando in queste ore a ritmo serrato.

La pesca, principale scoglio dei colloqui, continua a tenere in ostaggio il futuro accordo di libero scambio fra Bruxelles e Londra ad una decina di giorni dalla scadenza del periodo di transizione, quando il Regno di Elisabetta II abbandonerà definitivamente il mercato unico europeo e l’unione doganale.

Colloqui a livello tecnico si sono sono tenuti anche ieri, secondo quanto si è appreso a Bruxelles. Ma un’uscita dall’impasse nelle prossime ore sembrerebbe al momento esclusa, malgrado l’ultimatum del Parlamento europeo che vuole un accordo entro oggi per poterlo studiare e approvare in modo che entri in vigore il primo gennaio. A gelare le attese è stato ieri il ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune, che non ha escluso che i negoziati possano proseguire ben oltre domenica. “E’ normale non dire ‘ascolta, è domenica sera ci fermiamo qui e buttiamo tutto quello che abbiamo fatto’. Non lo faremo, perché la posta in gioco sono interi settori, come la pesca e le condizioni della concorrenza per le nostre imprese sul lungo periodo”, ha detto Beaune a France Inter. “So che è difficile, che a volte è complicato da capire, ma è necessario prendersi questo tempo e non sacrificare i nostri interessi per una scadenza”, ha insistito il ministro.

Il negoziato tecnico di queste ore si è incagliato nelle acque agitate della Manica e del Mare del nord, ricche di pesce, che fanno gola ai Paesi costieri europei mentre Londra punta a ristabilire la sua sovranità anche lì. In questo braccio di ferro il Regno Unito punta a far rispettare i suoi diritti sovrani sulle sue acque sin dal primo giorno, garantendo alle sue flotte una quota molto maggiore del pescato. Ma questo dossier non è l’unico nodo da sciogliere. Il capitolo del cosiddetto Level playing field – regole comuni a garanzia d’una concorrenza leale – non è ancora stato chiuso completamente, mentre sulla governance i team guidati dal francese Michel Barnier e dal britannico David Frost sembrerebbero avere trovato una quadra. Nell’Unione cresce il malumore per una trattativa così estenuante incagliata sulla pesca, dossier che ha poco peso per l’intera Unione ma forte valore economico (oltre che simbolico) per Francia, Olanda, Belgio e Danimarca.

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