Intesa con l’Ue sulla Brexit alla prova della Camera dei Comuni. Boris Johnson chiede al Parlamento di approvare l’accordo e avverte la Camera dei Comuni che “ora è arrivato il tempo” di decidere. Aprendo oggi il dibattito straordinario sul deal alla Camera dei Comuni, il primo ministro conservatore ha ricordato come l’aula non sia stata “in grado di trovare” una soluzione per oltre tre anni dopo il referendum del 2016. Johnson ha difeso il suo deal come “un nuovo accordo” che va ratificato per “riunire il Paese”.
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Johnson ha rivendicato i meriti dell’accordo, indicato come “un nuovo modo per andare avanti”. Accordo, ha detto, che “rimuove il backstop”, “ci ridà il controllo” e che in particolare garantisce sia l’intesa di pace irlandese del Venerdì Santo sia il legame fra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. Il premier Tory ha notato inoltre come esso rispetti il referendum del 2016 e i sentimenti dei britannici: storicamente “scettici sull’Ue”, ma desiderosi di mantenere i legami con l’Europa.
Un rinvio sarebbe “insensato, costoso e corroderebbe profondamente la fiducia pubblica”, ha affermato. Un altro rinvio dopo tre anni e mezzo di attesa non ha senso, ha insistito, quando sul tavolo c’è “un nuovo grande accordo” che può essere approvato.
Johnson sarebbe pronto a cancellare il voto parlamentare previsto oggi sull’accordo sulla Brexit raggiunto con l’Ue, se la Camera dei Comuni approverà prima un emendamento che mira a imporre comunque un rinvio oltre il 31 ottobre. Lo riferisce la Bbc. La mossa aprirebbe uno scontro istituzionale, visto che Johnson si rifiuterebbe a quel punto di inviare a Bruxelles una richiesta di proroga, in sfida alla cosiddetta legge anti-no deal, rimettendo di fatto sul tavolo il no deal anche a costo di un braccio di ferro in tribunale.
Le operazioni di voto sono previste, salvo ritardi, a partire dalle 15,30 italiane. Ma prima vi sarà il voto sugli emendamenti tra i quali quello pro rinvio particolarmente insidioso per il governo.
Per la tarda mattinata è previsto il ritorno in piazza a Londra del popolo del no alla Brexit, che invoca un secondo referendum.
Intanto il premier britannico si è assicurato il sostegno ufficiale all’accordo sulla Brexit raggiunto due giorni fa con l’Ue dalla corrente degli euroscettici ultrà del suo Partito Conservatore, il cosiddetto European Research Group, o Erg. L’annuncio è arrivato stamattina da parte di Steve Baker, l’ex viceministro che guida questo raggruppamento, a cui aderiscono diverse decine di deputati Tory. L’ostruzionismo dell’Erg era stato uno dei fattori che avevano portato nei mesi scorsi alla bocciatura del precedente deal sulla Brexit, presentato dall’allora premier Theresa May. Il via libera di oggi tiene invece vive le speranze di Johnson, anche se da solo potrebbe non essere sufficiente per garantirgli la vittoria finale.
Brexit, raggiunto accordo Londra-Bruxelles