Brexit: Londra da marzo potrebbe essere vietata ai cittadini Ue

La Gran Bretagna chiuderà le porte ai migranti nel giorno stesso in cui verrà attivato l’articolo 50 del trattato di Lisbona che sancisce l’inizio delle procedure per l’uscita del Paese dall’Unione Europea.

Secondo il Daily Telegraph, la premier Tory Theresa May ha intenzione di affermare che gli immigrati in arrivo dal continente dopo l’avvio dell’articolo 50, previsto entro la fine di marzo, non avranno più automaticamente il diritto di rimanere in modo permanente nel Paese. Non solo, potranno anche essere soggetti a un visto di lavoro e vedersi limitare l’accesso ai benefit.

La libera circolazione delle persone cesserà quindi di esistere in Inghilterra intorno al 15 marzo, come il premier britannico Theresa May è pronta ad annunciare nelle prossime settimane, secondo le ultime notizie rivelate ieri dal quotidiano Daily Telegraph.

Il Telegraph arriva perfino a ipotizzare una ‘deadline’, intorno al 15 marzo, che faccia da spartiacque per gli immigrati comunitari ai quali verranno garantiti o meno i diritti di residenza. Ma è stata ridimensionata da Downing Street, secondo cui non è stata indicata una scadenza perché il governo di Londra non intende prendere decisioni unilaterali prima che sia raggiunto un accordo con Bruxelles sul futuro dei cittadini Ue residenti nel Regno e gli ‘expat’ britannici che vivono nel continente. Resta comunque il fatto che, come ha ribadito chiaramente ieri il ministro degli Interni, Amber Rudd, il principio di libera circolazione come lo conosciamo è destinato a cambiare dopo il divorzio da Bruxelles.

Tutti coloro che arriveranno nel Regno Unito dopo il 15 marzo non avranno quindi il diritto automatico a rimanere nel Paese come accade attualmente. Sono in programma mutamenti nel regime dei documenti richiesti per l’accesso e per usufruire di eventuali benefit che fino a questo momento erano garantiti a chiunque indiscriminatamente. Il giornale inglese rivela anche che la May intende garantire diritti immutati a tutti i cittadini giunti in Inghilterra prima del 15 marzo sempre che gli stessi diritti siano confermati per gli inglesi residenti all’estero.

Questo significa che mentre la May si appresta a riprendere il controllo delle proprie frontiere, nulla dovrebbe cambiare per quei 3,6 milioni di cittadini stranieri che già risiedono in Gran Bretagna. In realtà però, la situazione si sta già facendo critica per molti residenti esteri, un po’ come se la tanto invocata hard Brexit fosse già iniziata.

L’esecutivo sta lavorando a tutta una serie di limitazioni per ridurre gli ingressi dai Paesi Ue come chiesto dai sudditi di sua maestà col referendum sulla Brexit. Le speculazioni fatte dai media hanno spinto un alto diplomatico di Bruxelles a dichiarare al Guardian che finchè il Regno Unito è uno Stato membro ha i suoi diritti e doveri, sottolineando che Londra si potrà comportare in modo autonomo solo una volta che sarà uscita dall’Unione. La questione degli immigrati non è l’unica che deve gestire May nel complesso passaggio della Brexit, c’è anche quella della Scozia. Secondo il Times, la premier conservatrice teme la possibilità che venga chiesto da Edimburgo un secondo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito dopo quello del 2014 perso dai nazionalisti dell’Snp.

La ‘first minister’ Nicola Sturgeon sarebbe pronta a ricorrere al voto popolare pur di salvare la permanenza scozzese nel mercato unico europeo. Il governo di Londra ha ribadito oggi la sua posizione contraria, affermando che un nuovo referendum è da escludere. Resta comunque il rischio che un eventuale muro contro muro blocchi il processo di devolution. La premier infatti ha la possibilità di negare il referendum ma una decisione di questo tipo rischia di provocare una vera e propria crisi costituzionale e anche lo sfaldamento del Paese.

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