Un arresto brutale. Così lo racconta Claudio Locatelli, freelance italiano fermato domenica a Minsk, dove si trovava per seguire le elezioni e le proteste di piazza in Bielorussia. Liberato grazie all’intervento dell’Ambasciata italiana, Locatelli, trentenne bergamasco, rientrerà presto in Italia, ha assicurato la Farnesina.
In un video girato nella sede diplomatica italiana in Bielorussia e postato su Facebook, è lui stesso a raccontare quanto accaduto. Domenica sera a Minsk sono scoppiati gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti che protestavano per la rielezione del presidente-padrone, Alexander Lukaschenko, e “mentre stavo seguendo quello che sta succedendo qua, sono stato brutalmente arrestato”.
La repressione è andata giù con la mano pesante: da quella sera, infatti, sono già migliaia le persone arrestate, e tra loro anche diversi giornalisti.
“La polizia militare” mi ha “ammassato in una cella”, riferisce ancora Locatelli che denuncia di essere stato tenuto “3 giorni, o 60 ore, senza cibo e con pochissima acqua”. Adesso “sto bene”, assicura nel video, ringraziando l’ambasciata per aver fatto “un gran bel lavoro” e uno “sforzo enorme” per venire a capo della sua liberazione.
La situazione in Bielorussia è “altamente drammatica”, spiega il reporter, una situazione “esplosiva”, sottolinea. Ma annuncia di voler “aspettare di essere in sicurezza” prima di fornire i dettagli del suo arresto e della sua detenzione nelle mani delle forze di sicurezza di Lukashenko.
Dopo aver aiutato da volontario i terremotati di Amatrice e gli alluvionati in Veneto, nel 2017 Locatelli – che sui social si presenta come “il giornalista combattente” – partì dalla sua città con un volo diretto in Iraq ed entrò in Siria, imbracciando un fucile al fianco dei curdi dell’Ypg per combattere contro le milizie dello Stato islamico fino alla liberazione di Raqqa. Un anno dopo raccontò la sua esperienza in un libro dal titolo «Nessuna resa. Storia del combattente italiano che ha liberato Raqqa dall’Isis».
Appena un mese fa, il 14 luglio, il reporter ha ricordato sempre su Facebook: «Cala la notte e noi, 3 anni fa, ci preparavamo ad assaltare Raqqa, la fu capitale del cosiddetto “califfato”. Tanta polvere, tante notti, tante esplosioni; tanti sguardi, tanti caduti, tanti sorrisi di libertà. Ne siamo usciti vittoriosi; ne sono uscito vivo».