Si è concluso nella tarda serata di ieri il vertice Ue svoltosi ieri a Bruxelles. L’ incontro è terminato con l’ accordo a 25 (senza Gran Bretagna e Repubblica ceca) sul trattato internazionale detto Fiscal Compact che applica a tutti i Paesi dell’Eurozona la ferrea disciplina di bilancio voluta dai tedeschi, in cambio del via libera di Berlino all’istituzione, anticipata di un anno, del nuovo Fondo salva-Stati permanente, l’Esm, che entrerà ora in funzione a luglio. I paesi partner si attendono anche che la Germania si impegni ad accettare entro il prossimo Consiglio europeo del primo marzo il rafforzamento della potenza di fuoco dello stesso Esm, dai 500 miliardi attuali a 750, forse 1.000 miliardi. Un impegno che però i tedeschi non hanno mai preso ufficialmente, mostrandosi sempre reticenti verso un aumento anche modesto del nuovo Fondo.
Secondo il premier italiano Mario Monti, il Fiscal Comact, rassicurerà la Germania e la Banca centrale europea sulla serietà degli impegni presi da tutti i paesi partecipanti, rendendo più facile la decisione sulle costose misure finanziarie che occorrono per uscire dalla crisi. Monti ha anche ricordato che, grazie all’intervento dell’Italia e del Parlamento europeo nel negoziato, il nuovo Patto di bilancio non aggiunge alcun ulteriore giro di vite o sanzioni alle già severe norme Ue del Six Pack che disciplinano il ritmo di riduzione del rapporto debito pubblico/Pil quando è superiore al 60%.
Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, e il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, avevano indicato come obiettivo principale del vertice l’approvazione di un piano Ue per la crescita e l’occupazione, basato su tre aspetti: il completamento del mercato unico, in particolare nel settore dei servizi; misure per l’occupazione giovanile; una nuova politica a favore delle Pmi. Il piano è stato approvato da 26 Stati membri, con la defezione del solo governo svedese, che non può pronunciarsi senza aver avuto prima un mandato del parlamento nazionale. Anche in questo caso, Monti è apparso molto soddisfatto, per due ragioni principali: la prima è che il completamento del mercato unico è una proposta che lui stesso aveva articolato in un piano richiestogli da Barroso nel 2010, un piano che oggi “vien portato al livello dei capi di Stato e di governo”; la seconda è che molte delle proposte avanzate sono state già decise in Italia con le recentissime liberalizzazioni. L’Italia, insomma, non solo fa ‘i compiti a casa’, ma indica la strada e l’esempio da eseguire a tutta l’Ue.
Durante il vertice, non si è potuto evitare di parlare del problema greco, che aveva informalmente fatto arrivare a Bruxelles un’incredibile proposta di commissariare Atene, togliendo al governo la sovranità di bilancio per conferirla a un commissario europeo. Ma le reazioni a tale proposta sono state durissime : Sarkozy ha definito tele ipotesi “irragionevole, non democratica, non efficace”, Monti “fantasiosa e sgradevole”, Juncker “inaccettabile”, e il cancelliere austriaco Werner Faymann semplicemnte “vessatoria”, con l’eccezione di leader di Olanda e Svezia.
A parte la volontà di Merkel di evitare polemiche, neanche Van Rompuy voleva che si parlasse troppo della Grecia, per non togliere spazio al piano per la crescita e l’occupazione. Ma evocare il problema, anche se solo per un progress report, è stato inevitabile, viste le persistenti difficoltà che Atene ha a trovare un accordo con le banche private per l’abbattimento ‘volontario’ di metà del debito greco da loro detenuto. Barroso e Van Rompuy hanno detto di attendersi, o auspicare, una soluzione al negoziato con i creditori entro la fine della settimana. La questione comunque è stata poi affrontata dopo la fine del vertice con una riunione notturna del premier greco Papademos con Van Rompuy, Barroso, il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker e il presidente della Bce Mario Draghi