Faycal Cheffou, il reporter che in un primo momento si pensava fosse l’uomo con il cappello che compare nelle foto degli attentatori dell’aeroporto Zaventem di Bruxelles, avrebbe un alibi di ferro. Il suo legale ha detto che Cheffou si trovava a casa al momento degli attacchi e di aver ricevuto diverse chiamate telefoniche. “Ho quindi chiesto al giudice istruttore un’analisi dei tabulati telefonici che lo hanno confermato”, ha spiegato Olivier Martins a RTBF.
Cheffou era stato arrestato giovedì scorso e incriminato per appartenenza a banda terroristica, omicidio e tentato omicidio. Ieri la procura federale belga lo ha rilasciato per mancanza di prove, confermando però i capi d’accusa che gli erano stati contestati.
Il sindaco di Bruxelles, Yvan Mayeur, ha deplorato oggi l’avvenuta scarcerazione da parte della giustizia belga di Faysal Cheffou, che ha descritto come un agitatore e potenziale reclutatore di jihadisti e che è stato rimesso in libertà dopo essere risultato estraneo ai fatti di Bruxelles. “La linea di confine tra un radicale agitato e un radicale reclutatore è sottile, e probabilmente il magistrato non ha voluto oltrepassarla”, ha dichiarato all’emittente francese France Inter. “Questo personaggio è venuto ad agitare i rifugiati, ha aggredito rappresentanti delle Ong, Médecins du Monde” e altri presenti sul posto ” e a più riprese ho chiesto che si intervenisse”, ha aggiunto il sindaco. “Ho sollecitato un magistrato che si è rifiutato di intervenire”.
Nel frattempo il deputato socialista di Bruxelles Jamal Ikazban, all’opposizione nel consiglio comunale di Molenbeek, ha avvertito la polizia federale e il ministro dell’Interno belga Jan Jambon che sms di propaganda jihadista sono stati diffusi ai giovani del suo comune. Il deputato ha fatto sapere ieri su Twitter che i giovani del suo comune a Bruxelles erano “vittime di sms di propaganda”. “Bisogna agire e rendere quei reclutatori non più in grado di nuocere”, ha dichiarato interpellando polizia federale e titolare dell’Interno.
Secondo quanto compare sull’immagine che ha postato su Twitter, riferisce ‘Le Soir’, il contenuto di questi messaggi era “Fratelli perché non ci raggiungete a combattere gli Occidentali? Fate le scelte giuste nella vostra vita”. Per ‘The Guardian’ tali messaggi erano stati inviati domenica sera a partire da un numero associato a una carta SIM prepagata che non poteva essere rintracciata. “Sono predatori e i nostri giovani sono le loro vittime”, ha denunciato con forza Ikazban parlando con il giornale britannico.