An armed police man patrols at the Grand Place in Brussels on Tuesday, Dec. 29, 2015. Two people have been arrested in Belgium on suspicion of planning attacks in Brussels during the holidays, the federal prosecutor's office said Tuesday. A source close to the investigation said the Belgian capital's main square, thronged this time of year with holiday shoppers and strollers, was one of the suspected targets. (ANSA/AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

Bruxelles teme attentato il 15 gennaio

Il Belgio teme un attentato il 15 gennaio prossimo, data simbolica perché è un anno esatto dall’uccisione dei due terroristi che preparavano attentati a Verviers. Lo ha detto il procuratore federale Frederic van Leeuw in un’intervista a Le Soir, spiegando che i servizi hanno preso in esame un tale scenario: ‘Teniamo conto di questa data simbolica, i terroristi cercano sempre simboli. Le cinture esplosive degli attentatori di Parigi sono state fabbricate in un appartamento di Schaerbeek, quartiere di Bruxelles. Gli inquirenti ritengono che l’appartamento, affittato da un sospetto attualmente in custodia, è anche servito a Salah Abdeslam come rifugio dopo gli attentati. Nell’ambito delle indagini aperte dopo gli attacchi di Parigi, la procura ha confermato oggi di aver scoperto materiale destinato alla preparazione di esplosivi durante una perquisizione effettuata il 10 dicembre scorso al terzo piano di un palazzo in rue Henri Bergé, a Schaerbeek. Inoltre, è stata trovata anche un’impronta digitale di Salah. L’appartamento era stato affittato sotto falso nome. La procura ha anche annunciato di aver trovato tre cinture fatte a mano, che secondo gli inquirenti sarebbero state destinate al trasporto di esplosivi. Intanto è mistero sempre più fitto sull’identità dell’uomo ucciso ieri mentre si dirigeva, con un coltello in mano, verso il commissariato del 18/o arrondissement parigino. Il nome di Sallah Alì, 20 anni, marocchino, diffuso dopo la sua morte, è quello che l’uomo fermato per furto nel 2013, comunicò alla polizia. Ma il testo di rivendicazione a nome di Daesh, trovatogli in tasca, comincia con la frase “Je suis Abou…” (Io sono Abou…),e poi si legge un nome diverso, Tarek B., e alla terza riga si parla della città di ‘Tunisi’. Sallah Alì, presunta identità alla quale corrispondono le impronte digitali del cadavere, aveva detto nel 2013 all’epoca del fermo di essere marocchino, nato nel 1995 a Casablanca, in Marocco, e in quel momento senza fissa dimora. Ma tale identità non è ancora confermata.

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