«Dopo un periodo prolungato in cui le vendite erano state superiori agli acquisti», si legge nel bollettino economico di Via Nazionale, «gli investitori esteri hanno manifestato un rinnovato interesse per i titoli italiani. Nei primi quattro mesi dell’anno gli investimenti esteri sono stati pari a 16,4 miliardi, quasi interamente in obbligazioni, di cui 10,4 miliardi in titoli pubblici». Riportando la situazione al livello precedente alla raffica di rialzi dei tassi di Christine Lagarde. Insomma, il mercato torna a scommettere sull’Italia. Malgrado non tutti i dati siano così rassicuranti. A partire proprio dal debito che continua ad aumentare e che a maggio ha raggiunto quota 2.816,7 miliardi. L’ennesimo record negativo. Le cose non vanno benissimo neanche sul fronte della crescita. Secondo Bankitalia nel secondo trimestre si è interrotta sia quella italiana sia quella europea.
Questo non ci impedirà, però, di raggiungere un +1,3% di pil, risultato di tutto rispetto per un Paese che doveva finire in recessione e che invece corre più delle locomotive Ue e più delle previsioni dello stesso governo. Qualche limatura al ribasso c’è, invece, nelle stime per il 2024-2025, quando il pil sarà rispettivamente a +0,9 e a +1%. Malgrado la frenata degli investimenti, la contrazione dell’industria (a differenza dei servizi che ancora trainano), il calo delle esportazioni e un’inflazione che continua a mordere, però, i consumi restano ancora in crescita, seppure ad un ritmo meno elevato. A trainare la domanda è il proseguimento della crescita dell’occupazione, con salari in aumento ma senza quella «rincorsa con i prezzi» che tanti timori desta nelle banche centrali.