Buck up and cry!, studio per una mise en éspace

 

Venerdì 15 febbraio 2019, nell’ambito del festival Witches are back! secondo meeting romano di “streghe”- artiste, musiciste, performer, attiviste, pensatrici, donne in tutte le forme e maniere-, organizzato dal collettivo Witches are back!, si è svolto, presso il teatro del CSOA Forte Prenestino di Roma, Buck up and Cry! studio per una mise en éspace di e con Barbara Lalle e Marco Marassi, a cura di Roberta Melasecca – Interno 14 next, con la partecipazione della soprano Loredana Margheriti e di altri otto performer.

La performance nasce da un progetto artistico multimediale di Barbara Lalle e Marco Marassi: il tema centrale è la rottura di due tabù del mondo eterosessuale, maschile, bianco, contemporaneo, il trucco ed il pianto. Iniziato nel 2016 come lavoro di ritrattistica di fotografia concettuale, è divenuto uno shooting performativo da cui ne è successivamente e naturalmente scaturito un video artistico in collaborazione con Antonio Totaro ed il musicista Thelema. Nella versione rappresentata al Forte Prenestino, Buck up cry! si è trasformato in uno studio per una mise en espace, un coro in senso greco che ha interagito con il pubblico.

Scena concettuale, spoglia, una scatola nera e vuota illuminata dalla proiezione di un video che vede esposti i ritratti di uomini piangenti, in cui le lacrime hanno sciolto il bistro nero degli occhi facendoli diventare maschere. Uomini ritratti durante altri shooting performativi in cui i partecipanti erano accolti dagli artisti in modo privato, intimo.

La scena essenziale del teatro del CSOA Forte Prenestino e la proiezione quasi in filigrana sul fondo accolgono l’ingresso di un coro greco di otto elementi. L’immagine dei volti che si stagliano sul buio ha dei rimandi caravaggeschi nella sua suggestione. Le voci di Lalle e Marassi si alternano e si sovrappongono nel recitare brani tratti dall’epica greca di Omero, che riportano al pianto degli eroi, Ulisse, Achille, Priamo, e testi contemporanei. Interessante l’uso alternato di voce naturale e voce amplificata.

Il coro crea un tappeto sonoro, naturale, suoni non artefatti composti da piccoli battiti percossi e voci avvicendate, diventando personaggio collettivo che interagisce con il pubblico. Gli elementi del coro abbattono la barriera fra il pubblico e gli artisti, avvicinandosi ad ogni spettatore per lasciare su di ognuno una piccola traccia del loro passaggio: un flebile segno di trucco viene depositato sul viso di ogni uomo presente. Barbara Lalle consegna acqua e sale nelle mani del pubblico, mesce lacrime agli astanti che si mostrano partecipi ed attenti.

La voce della soprano lirico Loredana Margheriti riempie l’atmosfera con un drammatico ed essenziale vocalizzo, reiterato come fosse una litania liturgica, liberamente ispirato al brano del 1943 “Triste” di Alberto Ginastera tratto dalle Cinco canciones populares argentinas. Suggestivo il finale nel quale lo stesso pubblico, improvvisamente e a sorpresa, ha partecipato vocalmente alla chiusura della performance, nell’intonazione del vocalizzo.

Lo spettacolo vede un connubio ben riuscito tra dei rimandi a un mondo antico, arcaico, rievocato in varie maniere attraverso i testi omerici sul pianto degli eroi, e un’estetica contemporanea attraverso la proiezione video. L’utilizzo di suoni primordiali, che interagiscono con un inconscio collettivo, creano un forte legame tra il pubblico e i performer.

Buck up and cry. Studio per una mise en éspace

di Barbara Lalle e Marco Marassi

a cura di Roberta Melasecca – Interno 14 next

con Barbara Lalle, Marco Marassi, Daniela Carreras, Antonia Castellani, Federica Di Giulio, Marcella Marinelli, Elisabetta Rampazzo, Laura Trinci, Valeria Vivarelli

con la partecipazione della soprano Loredana Margheriti

costumi a cura di Ombretta Luciani e Priscilla Percuoco

video di Antonio Totaro

Foto di Roberto Cavallini

 

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