Non c’è pace in casa Movimento Cinque Stelle. Il caso dei senatori dissidenti, pronti a bloccare il Decreto Sicurezza di Matteo Salvini, ha portato alla ribalta un altro caso particolarmente spinoso per i pentastellati: quello relativo ai rimborsi dei parlamentari. L’esponente Cinque Stelle Fattori, une delle protagoniste tra i dissidenti, ha fatto sapere che le restituzioni sono ferme alla scorsa estate.
Fattori era stata accusata da un utente di essere intenzionata a farsi cacciare dal Movimento per tenersi tutto lo stipendio, e lei con pericolosa naturalezza ha fatto sapere che le restituzioni sono ferme a quella, forfettaria, risalente ormai all’estate. I deputati pentastellati quindi in questi mesi hanno rinunciato solo a 300 euro, da girare alla società Rousseau. Non ci sarebbe ancora traccia dunque del nuovo sito sul quale tutti i parlamentari a Cinque Stelle avrebbero dovuto – e dovranno, assicurano – fare i versamenti destinati al microcredito, fiore all’occhiello della campagna elettorale di Di Maio.
La risposta alle accuse – inevitabili – è arrivata direttamente dal tesoriere del Movimento Sergio Battelli, il quale ha fatto sapere che le restituzioni inizieranno dalla prossima settimana e non saranno fatti condoni. Ognuno verserà quanto stabilito, senza sconti. Decreto Sicurezza, la battaglia dei dissidenti Ma i problemi per il Movimento Cinque Stelle non finiscono qui. Il caso più delicato resta quello dei senatori dissidenti intenzionati a bloccare il Decreto Sicurezza.
Di Maio è stato costretto a passare alle maniere forti facendo sapere che chi voterà contro sarà espulso dal Movimento. Inevitabili le critiche su un atteggiamento definito da molti come poco democratico. L’espulsione dal Movimento inoltre non risolverebbe la situazione di stallo. Il governo giallo-verde in Senato ha una maggioranza di appena sei voti, necessari per raggiungere la maggioranza assoluta e approvare il decreto proposto dalla Lega.