Buste paga: ecco come cambieranno con il taglio Irpef

Nella Legge di Bilancio il Governo ha messo a disposizione 8 miliardi per la prima fase della riforma fiscale con la promessa di tagliare le imposte. Molto probabilmente gran parte delle risorse saranno dirette alla rimodulazione delle aliquote Irpef, la tassa che colpisce soprattutto dipendenti e pensionati direttamente in busta paga. In particolare, l’obiettivo principale dell’esecutivo – sottolineato anche nella legge delega fiscale – è la riduzione del peso fiscale sul ceto medio.

Rimodulazione

Sostanzialmente si tratta dei contribuenti che guadagnano tra i 28mila e i 55mila euro all’anno. Su questa fascia al momento pesa infatti un’aliquota Irpef del 38% e proprio su questo scaglione sembrano concentrati gli sforzi dell’esecutivo.

In caso di un taglio di questa aliquota a beneficiarne sarebbero quindi tutti i contribuenti che dichiarano più di 28mila euro all’anno, in base ai dati del Ministero dell’Economia relativi al 2019 circa un italiano su cinque, il 21,2%. Infatti il salto di aliquota Irpef – quando cioè si passa da uno scaglione a quello successivo – non si applica su tutto il reddito dichiarato ma solo su quello aggiuntivo. Un esempio: chi guadagna 30mila euro all’anno si vedrà tassato il proprio reddito al 23% fino a 15mila euro, al 27% fino a 28mila e al 38% gli ultimi 2mila euro.

Simulazione

Una simulazione elaborata da SkyTG24 ha messo in luce le categorie che maggiormente beneficerebbero della riduzione di quest’ultima aliquota. Lo scenario immaginato si compone di tre lavoratori che dichiarano solo reddito da lavoro dipendente e dell’ipotesi che la suddetta aliquota venga ridotta di 4 punti percentuali, scendendo così al 34%.

  • Il primo lavoratore dichiara di guadagnare 28mila euro e quindi non sarebbe interessato dallo sconto.
  • Il secondo dichiara invece 41mila euro: lui potrebbe beneficiare dello sconto fiscale su 13mila euro e pagherebbe quindi circa 500 euro all’anno in meno.
  • Il terzo lavoratore guadagna invece 75mila e potrebbe veder applicato il taglio su una quota di reddito nettamente superiore del secondo (pari a 42mila euro) e godrebbe di uno sconto fiscale annuale di più di 1.000 euro.

Per tutti coloro che dichiarano meno di 28mila euro all’anno in base a questo scenario non ci sarebbe alcuno sconto. Appare quindi evidente che del taglio della terza aliquota Irpef non beneficerebbe solo il ceto medio, ma anche i contribuenti più ricchi.

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