Caccia ai deputati col bonus, protetti dalla privacy

Pressing di governo e partiti, ma l’Inps non darà i nomi dei deputati che hanno chiesto il bonus di 600 euro riservato alle partite Iva in difficoltà dopo il Covid: ‘È vietato dalle norme sulla privacy’. Sarebbero 3 su 5 quelli che hanno ottenuto il sussidio. Si pensa alla possibilità di convocare formalmente il presidente Tridico perché dica i nomi davanti a una commissione parlamentare. Intanto, ammettono di aver preso il bonus tre consiglieri di Comuni e Regioni: Anita Pirovano, della lista progressista a Milano; Jacopo Zannini della lista L’altra Trento a sinistra; Franco Mattiussi, consigliere di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia. ‘Non viviamo di politica’, dicono.

Le norme sulla privacy non consentono la diffusione degli elenchi dei beneficiari delle prestazioni dell’Inps. Una regola che vale in questo, come in altri casi. E’ quanto ricordano fonti vicine all’istituto di previdenza e che ne conoscono bene normative e regole interne, dopo la vicenda dei deputati e consiglieri che hanno usufruito del bonus di 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva in difficoltà per l’emergenza Covid.

Intanto da fonti parlamentari si apprende che tre deputati avrebbero ricevuto dall’istituto il bonus per gli autonomi introdotto dal governo per far fronte all’emergenza Covid. Non cinque, quindi, come era emerso inizialmente emerso.

La Pirovano si autodenuncia. “Mi autodenuncio. Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e, addirittura, ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza”.

Così Anita Pirovano, consigliera comunale di Milano per la lista ‘Milano progressista’ si autodenuncia con un post su Facebook per aver richiesto all’Inps il bonus Covid da 600 euro al mese per le partite Iva.
Pirovano nel post spiega di aver saputo dai media che nella vicenda del bonus incassato da cinque deputati “sarebbero coinvolti addirittura duemila persone tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci”.

“Io ho un altro lavoro part time e ringrazio Dio di averlo. Durante il Covid ho ricevuto la cassa integrazione. Dovevo rinunciarvi?”. Così il consigliere comunale di Milano Progressista e presidente della Commissione Antimafia del Comune di Milano, David Gentili, si esprime in un commento al post della collega a Palazzo Marino Anita Pirovano, che si è autodenunciata su Facebook per aver richiesto all’Inps il bonus Covid da 600 euro al mese per le partite Iva. In tanti, infatti, hanno lasciato commenti al post della consigliera. In uno di questi si legge: “Perché lo stipendio da consigliere comunale è pari al mio di dipendente pubblica e anch’io pago mutuo, mantengo figlio ecc??? Eddai c… uno stipendio ce l’hai. Hanno negato i 600 euro ad un disabile che vive con pensione di invalidità che ha anche partita IVA…”. E proprio a questo commento ha risposto il consigliere Gentili: “Avere un altro lavoro è fondamentale, perché se sei malato o devi essere al lavoro il gettone da consigliere non lo prendi. Ti ricordo che non siamo consiglieri a vita. L’anno prossimo i consiglieri comunali termineranno il loro mandato e quindi interromperanno di prendere i loro gettoni. Sappi – aggiunge Gentili – che in questi anni non ho mai ricevuto i contributi e quindi parlare di stipendio è inappropriato. Attenta a colpire con la falce indiscriminatamente. Cogliere le differenze è fondamentale”.

“Anche io non vivo di sola politica, pago l’affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto come te i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese … ed è giusto rivendicarlo”. Così il consigliere comunale di Trento Jacopo Zannini con un commento su Facebook ha voluto ringraziare Anita Pirovano, la consigliera comunale milanese che ha reso pubblico di aver richiesto il bonus Covid. “Grazie Anita Pirovano anche io sono in Consiglio Comunale a Trento e anche io non vivo di sola politica”, scrive Zannini in un commento al post di Pirovano.

“Ho utilizzato quei soldi anche per far quadrare conti che comunque dovevano essere saldati. Perché nonostante tutto fosse fermo, bollette continuavano ad arrivare. Quindi, calma. Sangue freddo e razionalità. Che puntare il dito è fin troppo facile. Vedere la luna un’altra cosa”. Così Franco Mattiussi, consigliere regionale Fvg, di Forza Italia, albergatore, in un lungo post su Fb – ripreso dal sito del Messaggero Veneto- ha rivendicato anche lui di avere fatto domanda per il bonus autonomi.

“Il sentiment è pesante, i cittadini dicono fuori i nomi . E penso che i cittadini debbono essere ascoltati” Così il presidente del Veneto, Luca Zaia il quale fa “appello a tutte le forze politiche: è fondamentale chiarire la vicenda, perchè viene meno la credibilità di tutta la classe dirigente. Se iniziamo a trincerarsi dietro alla privacy – ammette – non ne veniamo più fuori. E resta questo sospetto strisciante tra tutta la comunità, e mi metto nei panni dei cittadini che potrebbero avere il sospetto quando si trovano davanti un amministratore se questo è uno del bonus oppure no”, col pericolo poi che ci sia “una caccia all’untore”. “Non vorrei che con la scusa della privacy qualcuno scappa anche dalla ‘conta’. Non esprimo giudizi perchè ognuno avrà la sua giustificazione , le sue motivazioni”. Zaia fa sapere di aver “già chiesto ai consiglieri veneti di darmi un ragguaglio, e spero che in giornata abbia questo censimento, poi a cascata ci saranno gli altri amministratori. Ci mettiamo poco a fare una sorta di ‘me too’ al contrario. Nel mio partito il segretario è stato chiaro indicando la sospensione che apre uno scenario peggiore. La sospensione – spiega – è già un atto importante: si chiede di fare un passo a lato. E visto il fronte delle candidature, vuol dire perdere quel treno. Se fosse per me quella persona non la candiderei”-

«Non c’è rimedio alla truffa dei deputati che hanno commesso un errore così grossolano. Lo ammettano, chiedano scusa e restituiscano i soldi allo Stato che aveva destinato fondi a chi è in difficoltà economiche»,   afferma Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera: «Ma è proprio questo il punto che aggiunge alla responsabilità morale dei parlamentari quella politica del Governo. Il decreto avrebbe dovuto prevedere uno scudo per evitare che le categorie con fatturati o indennità importanti potessero consumare le risorse che lo Stato ha stanziato per le partite Iva, a iniziare dai parlamentari».

Ospite alla trasmissione Start su Skytg24, l’esponente di FdI  punta il dito contro i pentastellati: «I Cinquestelle si confermano comunque il peggior partito della storia repubblicana perché se venisse confermato che tra i parlamentari furbetti ci sta anche un grillino, dopo il ministro Azzolina che partecipa al concorso per dirigenti scolastici, il reddito di cittadinanza dato a pregiudicati e terroristi, la scarcerazione di oltre 300 boss mafiosi, la vicenda delle finte ricevute di bonifico per eludere la donazione alle micro imprese cadrebbe un altro caposaldo di un Movimento che ha perso per intero la sua presunta identità».

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