La sanità in Calabria continua ad essere una maionese impazzita. In un periodo di massimo stress per l’intera struttura sanitaria regionale dovuto al covid il ‘sistema’ non cambia. Anzi. Ciò che continua a far paura non sono solo le cattedrali nel deserto e i disservizi vari che penalizzano i cittadini. Ma sono gli interessi di parte, annidati sia nel comparto pubblico che privato, a far male alla sanità calabrese. E’ un cancro duro da individuare e curare, anche talvolta per colpa della politica. Così, quando si pensa di aver trovato la soluzione per iniziare a sistemare la sanità, spesso inquinata in ogni dunque, inizia una levata di scudi per ‘ostacolare’ qualsiasi tentativo di cambiamento che in questa regione significa semplicemente ‘normalità’. E sembra che stia succedendo anche in questi giorni con la nomina di Iole Fantozzi a Dirigente Generale del Dipartimento “Tutela della Salute e Servizio Socio-Sanitari” della Regione Calabria voluto dal governatore Roberto Occhiuto. Una nomina per fare pulizia e rimettere in sesto la sanità calabrese. Una scommessa politica ma anche soprattutto socio-economica voluta dal neo governatore calabrese. E come tutte le scommesse si sta scontrando contro un sistema che fa forza e leva su se stesso. Ciò che sta emergendo in questo periodo nell’apparato di gestione della sanità calabrese è proprio la resistenza del sistema a qualsiasi altra immissione di normalità. E Iole Fantozzi lo sta vivendo giorno dopo giorno. Il nuovo ‘capo’ della sanità calabrese è finita sotto le ‘forche caudine’ per una mail in cui, sostanzialmente, al di là dei tecnismi, si chiede ai dirigenti di settore di rispettare le regole visto il caos in cui regna la sanità in regione. L’idea di base della Fantozzi è molto semplice ma in una regione, come la Calabria, diventa ‘rivoluzionaria’: bisogna rivoltare come un calzino la sanità calabrese a favore dei cittadini e non di eventuali lobby pre costituite. Semplice. Ma difficile da realizzare nonostante una richiesta pervenuta anche dall’Anac, ovvero dall’Autorità nazionale anticorruzione, in cui si chiede “la previsione di meccanismi non automatici di rinnovo del contratto ma legati alla verifica delle performance, anche in termini di risultati e qualità del servizio offerto, in sede di stipula del contratto”. Ed è questo il primo problema incontrato dalla Fantozzi: offrire qualità dei servizi e non favorire eventuali soliti noti. Ma non bastano le lobby c’è anche il fronte interno che scalpita. I dirigenti della sanità calabrese, infatti, si sono lamentati della scelta del nuovo Dg. Dalla denuncia dei sindacati Csa-Cisal emerge un dato paradossale: il nuovo capo della sanità calabrese, a quanto pare, andava scelto ‘tra di loro’ per “non denigrare i dirigenti di settore”. Insomma un professionista esterno che potesse iniziare a rimettere in sesto la sanità non andava bene. Il sospetto, dietro le parole e le denuncie, è solo uno: dare continuità all’azione amministrativa e gestionale della sanità calabrese, fino ad ora giudicata da tutti gli standard nazionali insufficiente, per continuare a tutelare un lobbismo, interno ed esterno, che di fatto non tutela gli interessi dei cittadini. Sembra che in questa regione possa succedere anche questo. Dopo Natale dovrebbe esserci un faccia a faccia tra la Fantozzi ed i vari dirigenti di settore per trovare la quadra e qualcuno sarebbe pronto, come già fatto in più di una occasione, a chiedere le sue dimissioni. Ma chi conosce la Fantozzi e l’idea di nuova sanità da impostare in Calabria voluta dal governatore Occhiuto potrebbe essere costretto a fare più di un passo indietro. Per la regione ma soprattutto per i cittadini potrebbe essere veramente giunto il momento di poter usufruire di un servizio sanitario almeno sufficiente.
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