Ultras genoani padroni del Ferraris. Ancora una volta il calcio italiano si macchia di episodi che certamente non ci fanno fare bella figura a livello sportivo e internazionale. A Genova (ore 15.00) si stava disputando il match tra i rossoblu e il Siena. Da una parte una squadra appena sopra la zona retrocessione, dall’altra l’undici di Sannino alla ricerca di quei 3 punti che manterrebbero il Siena in serie A. Il clima allo stadio Ferraris è teso, i tifosi di casa sperano in una vittoria per allontanarsi dalla zona calda della classifica ma gli uomini di Malesani deludono le aspettative e il primo tempo è un monologo bianconero che si chiude sullo 0-3 (doppietta di Brienza e Destro). In apertura di ripresa Giorgi segna il quarto gol per gli ospiti e accade l’inimmaginabile. Un centinaio di ultras rossoblu scavalcano la recinzione che delimita la Curva Nord dalla Tribuna Stampa e arrivano all’altezza del tunnel che porta negli spogliatoi. Tagliavento sospende immediatamente la partita all’8° del secondo tempo mentre cominciano lanci di petardi e fumogeni in mezzo al campo. Il presidente Preziosi e capitan Rossi cercano il dialogo ma la richiesta degli ultras è una sola: i giocatori del Genoa devono togliersi la maglia perché indegni di indossarla. Incredibile. La situazione non migliora. La polizia scende in campo mentre molte persone in Tribuna hanno abbandonato la postazione. Rossi allora cede al “ricatto” e si toglie la maglietta, poi intima i suoi compagni a fare lo stesso e consegnargliela. Sculli si rifiuta. Mesto non regge alla realtà di una scena mai vista prima e scoppia a piangere. Il dialogo con la follia prosegue e alla fine si riesce a riprendere il match. Ma i calciatori sono scossi e svuotati da ogni voglia di giocare. Il Genoa trova il gol della bandiera poi l’arbitro chiude il match senza alcun minuto di recupero. Cala il sipario su un altro episodio di un calcio malato.
G.C.