Il 27 febbraio, il cosiddetto Terzo Polo dovrà decidere cosa vuole fare: se accelerare sulla formazione di un vero partito, come chiede Carlo Calenda, oppure continuare con la federazione tra Italia viva e Azione lavorando a un suo allargamento prima di presentarsi come una nuova formazione politica, come è desiderio di Matteo Renzi
Il 27 dovrebbe prevalere la proposta di Azione che prevede un percorso chiaro per giungere nei prossimi mesi alla nascita di un partito “vero”, nella convinzione che il magro risultato elettorale delle regionali in Lombardia e nel Lazio sia dovuto – anche – a un grosso problema di marketing politico-elettorale. Presentarsi cioè come «Terzo Polo», cioè senza un nome in grado di evocare un’identità e segnare una novità certamente non ha giovato.
In questo momento i due leader sono davvero opposti l’uno all’altro e stavolta non per le solite e tante volte esaminate differenze caratteriali, e anche di giudizio personale dell’uno sull’altro, ma per una ragione strettamente politica
L’impressione è che Renzi, che pure considera ineluttabile il punto d’arrivo del partito unico, ancora voglia tenersi le mani libere, capire meglio che succede, attendere il responso delle Europee, valutare a quel punto le possibili novità del quadro politico, essendo per lui le Europee le elezioni-spartiacque della legislatura oltre che la grande occasione per i centristi.
Renzi sta ancora cercando di capire come rimettere in moto la situazione, ma sa che questo non dipende da lui, ma da come andrà il governo Meloni, da cosa farà il nuovo Pd, da tante altre variabili.
Calenda ritiene che si debba agire subito con una nuova offerta politica e rilanciare il progetto centrista-riformista che il voto regionale ha obiettivamente offuscato e che non può reggere per molto in questo modo ancora informe, con la «Federazione». Che poi il leader di Azione voglia accelerare anche per riaffermare la propria leadership appare un falso problema perché l’ex premier non mostra di avere nulla da obiettare su questo, almeno in questa fase.
È possibile che Calenda, e non solo lui, tema una specie di “bipolarismo” Fratelli d’Italia-Pd che tolga spazio ai centristi e per questo voglia stare meglio in campo.
Nel dibattito del Terzo Polo si porrà anche un’altra questione, quella del rapporto con il Pd. Ma la vera novità è che se non si andrà proprio a una “conta”, è probabile che nella sostanza prevalga la linea di Calenda su quella di Renzi.