Gli scontri avvenuti nella giornata di ieri tra manifestanti e polizia, circa 23 operai della fabbrica di abbigliamento Nike, sono rimasti feriti. La polizia, è intervenuta con manganelli elettrici per interrompere proteste di oltre 3mila operai, in corso da quasi una settimana all’esterno dello stabilimento di Kampong Seu, a ovest della capitale Phnom PenhIl 21 maggio, circa 3mila lavoratori – in gran parte donne – avevano bloccato una strada che conduceva alla fabbrica della Sabrina Garment Manufacturing, chiedendo un aumento di retribuzione di 14 dollari mensili per compensare le spese di trasporto e alloggio. Al momento i 5mila operai dello stabilimento vengono pagati secondo la retribuzione minima nazionale di 74 dollari al mese. Tra i feriti, secondo il rappresentante sindacale Sun Vanny, c’è anche una donna incinta, che ha sofferto un aborto spontaneo dopo essere stata colpita. Dal letto di ospedale, un altro operaio ha spiegato alla Reuters di essere stato colpito alla testa con un manganello elettrico, col quale era armata la polizia in assetto antisommossa inviata per disperdere i manifestanti. Nell’ultimo decennio, grazie soprattutto alle basse retribuzioni, diversi grandi marchi stranieri hanno intensificato la loro produzione in Cambogia, dove nel 2011 l’abbigliamento ha contribuito per il 75 per cento agli oltre 5 miliardi di dollari dell’export nazionale. Nell’ultimo anno i circa 500 mila lavoratori impiegati nel settore hanno organizzato un’ondata di scioperi per maggiori diritti, ottenendo un recente aumento della retribuzione minima dai precedenti 61 dollari. Nonostante il graduale miglioramento degli standard di sicurezza, gli incidenti sul lavoro rimangono frequenti; lo scorso 16 maggio, due operai sono morti nel crollo di un soppalco in una fabbrica che produce scarpe Asics.
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