Camera:  trappola del Pd e Daniela Santanchè

Montecitorio si apprestava a concludere l’esame del decreto Lavoro con il rito degli ordini del giorno con  il documento con cui i dem impegnavano l’esecutivo a sanzionare «gli operatori» che avessero usufruito in maniera fraudolenta della cassa integrazione per il Covid era  la premessa che chiamava esplicitamente in causa «Visibilia», la società a suo tempo guidata da Santanché, oggetto di un’inchiesta giornalistica ma soprattutto di un’indagine giudiziaria a Milano.

Se il governo avesse respinto l’odg, sarebbe stato accusato di voler insabbiare il caso che nei giorni scorsi aveva aperto una crepa anche in maggioranza. Il deputato dem Scotto ha accolto esultante il parere favorevole al testo prima che si votasse: «Prendiamo atto che il governo intende sanzionare Santanché».

I deputati del centrodestra  hanno votato l’ordine del giorno, consentendo all’opposizione di dire che «di fatto» il titolare del Turismo è stata sfiduciata. Non è così, ovviamente. Anche perché palazzo Chigi ha subito rinnovato la fiducia a Santanché. Ma la sequenza di passi falsi è così clamorosa da aver innescato il sospetto della volontarietà. Alimentato dagli avversari del governo e anche dall’atteggiamento di Noi Moderati, l’unico gruppo di maggioranza che «avendo avvertito puzza di bruciato» — come racconta uno dei suoi esponenti — si è astenuto.

Un banale ordine del giorno, che di solito è roba da uffici legislativi dei ministeri, ha finito per incendiare un caso politico che non si era comunque spento. Santanché infatti dovrà affrontare la prossima settimana un dibattito al Senato e non è escluso che debba farlo anche a Montecitorio, dato che il presidente della Camera — dopo un’infuocata riunione della conferenza di capigruppo — si è riservato di decidere. La pressione sul ministro del Turismo inevitabilmente si ripercuote sulla premier. E tutti restano in attesa che la giustizia faccia il suo corso a Milano, dove solo a fine luglio si saprà se l’affaire «Visibilia» verrà dichiarato chiuso o meno dai magistrati.

Meloni in questi giorni ha potuto verificare il grado di lealtà degli alleati sulla vicenda. E le indicazioni che ha ricevuto non sono state univoche. «Ma FdI è compatto nella difesa di Santanché», sostiene un autorevole esponente della maggioranza: «Certo, se lei venisse rinviata a giudizio le cose cambierebbero».

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