Disastro doloso ed avvelenamento delle falde: sono queste le accuse mosse al boss dei Casalesi, Francesco Bidognetti.
Acque utilizzate per irrigare i campi e per uso alimentare. Un ingente danno all’ambiente e alla salute delle persone: gli effetti della contaminazione si protrarranno fino al 2080. Una terra avvelenata, resa tale dalla gestione illecita dei rifiuti dal Nord Italia, a firma del clan dei casalesi. Per 20 anni la falda sottostante le discariche di località Scafarea, nella zona di Giugliano, hanno assorbito percolato: ben 57mila tonnellate. Il tutto era prodotto da rifiuti pericolosi provenienti dal nord-Italia, in particolare dall'Acna di Cengio. Nello specifico, ad organizzare il traffico era il boss di 'Gomorra', Bidognetti, alias Cicciotto e mezzanotte, già in carcere e raggiunto oggi da una nuova ordinanza di custodia cautelare, a termine delle indagini della Dia.
La vicenda, seguita dall'Antimafia del procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, coinvolge altri personaggi. Tra questo l'ex commissario ai rifiuti per la Campania Giulio Facchi (per il quale sono state ritenute mancanti le esigenze cautelari), Cipriano Chianese, imprenditore del clan, e Gaetano Cerci. Solo le cifre possono chiarire la gravità di quanto accaduto alle falde acquifere di quel territorio.
“Tribunale di Napoli, oggi inizia il processo ai boss casalesi ai loro avvocati accusati di minacce nei miei confronti: li guarderò negli occhi”, aveva scritto sulle pagine di facebook lo scrittore di Gomorra, Roberto Saviano.