La strategia usata per la campagna elettorale dei Cinquestelle è diversificata in due aspetti: piazza e rapporti istuzionali, o meglio, di ‘categoria’. Obiettivo: raccontare il Movimento partendo dal punto in cui è stata scoccata la freccia per cogliere il bersaglio. Inutile dire che il bersaglio, oggi, ha i colori del governo.
Una scelta consapevole e voluta per ritagliare su Di Maio un ruolo rassicurante e credibile. Attraverso ‘Luigino’ si punta a fasce di elettorato mai raggiunte prima. Un Di Maio calibrato all’occorrenza.
In questi giorni tra staff, parlamentari e neo candidati è tutto uno sventolare il sondaggio Ipsos che certifica il M5s come il partito più adatto a gestire l’economia. Inutile dirlo: ‘Merito del candidato premier…’.
Nel proprio blog i pentastellati si definiscono ‘partito’, cosa impensabile un anno fa, per presentare il risultato del sondaggio.
Di Battista, dal lato suo, attraverso un giro d’Italia coinvolgerà tutti i candidati veicolando in modo pop i venti punti del programma a 5 stelle e manterrà, a differenza di Di Maio, un filo diretto con la pancia dell’elettorato.
Da qui la scelta di diversificare radicalmente le due traiettorie. Mantenendo da un lato intatta l’aura istituzionale di Di Maio, e schierando, al contempo, il più performante dei suoi assi da campagna elettorale a guida di gruppo parlamentare e candidati dall’altro.
Di Battista: ‘ Movimento di lotta’. Di Maio: ‘Movimento di governo’.
Le strade di Alessandro e Luigi si riuniranno solamente alla fine, a Roma, a Piazza del Popolo, il 2 marzo.