«In un solo weekend di luglio, con 40 gradi, sono state raccolte più di 100mila firme. Da oggi è possibile firmare con calma e al fresco in tutti i comuni italiani e quindi l’obiettivo del milione di firme sarà ampiamente superato». A parlare è Matteo Salvini, da Pescara, dove i cittadini fanno la fila anche di lunedì in uno dei banchetti organizzati dalla Lega per la raccolta firme per i referendum sulla giustizia giusta. Bisogna arrivare a 500mila sottoscrizioni entro il 30 settembre, ma i promotori contano di superare il milione prima della fine dell’estate. «È un referendum non di partito, ma di giustizia – sottolinea Salvini – certezza della pena: chi sbaglia paga. Abbiamo visto giusto, la firma che avete messo o metterete è una firma rivoluzionaria, democratica, pacifica».
Come si evince dai numeri dei primi gazebo la linea dei firmatari è a favore della campagna referendaria promossa coppia Lega-Radicali.
Il Pd non appoggia l’iniziativa sui sei quesiti del referendum e fa mancare il suo appoggio all’iniziativa giustificandolo con le parole di Enrico Letta: ‘Il referendum è uno strumento di lotta politica, ma non va da nessuna parte’.
Per Matteo Renzi i referendum possono dare ‘una spinta decisiva’ alla riforma Cartabia mentre Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera, in un’intervista al Riformista dichiara. ‘Qui non serve a nulla dividersi per l’ennesima volta in garantisti e giustizialisti, riconosco alcuni temi di merito dei quesiti, ma colgo tutta la strumentalità dell’iniziativa della Lega’. A suo dire Salvini vuole intralciare la riforma della giustizia della Guardasigilli Marta Cartabia.
Paolo Mieli, editorialista del Corriere della Sera e due volte direttore del quotidiano di via Solferino, annuncia il suo sì ai referendum e smonta tutta la linea del Pd: ‘Senza la spinta dei quesiti referendari temo che il lavoro della Guardasigilli finisca nelle secche. Se l’avversario finisce nei guai giudiziari, il Pd fa festa e ci marcia sopra’.
Ettore Maria Colombo, giornalista politico del Quotidiano Nazionale individua nel libro intervista di Alessandro Sallusti con Luca Palamara un momento decisivo per fare aprire gli occhi a tutti sulle storture del sistema della giustizia: ‘I sei referendum non cozzano con la riforma della Giustizia targata Marta Cartabia’.