Italia Viva incontra un nuovo addio dopo l’abbandono di Luigi Marattin e altri dirigenti, stavolta a smarcarsi dai renziani è stata la deputata Isabella De Monte, che ha deciso di aderire a Forza Italia. La motivazione è chiara, come è chiara per chi decide di lasciare anche Azione: l’impossibilità di riconoscersi in un percorso politico che prevede il campo largo.
“Sono lieta di aderire al gruppo di Forza Italia che rappresenta quei valori di europeismo, garantismo e pragmatismo che da sempre caratterizzano il mio pensiero”, ha detto De Monte, ringraziando il suo ex partito “per il percorso fatto assieme che inevitabilmente si è interrotto con l’adesione al campo largo“.
“A nome del gruppo dei deputati di Forza Italia do il benvenuto alla collega De Monte che con l’esperienza acquisita in Italia e in Europa contribuirà alla nostra crescita per raggiungere gli obiettivi indicati dal segretario nazionale Antonio Tajani”, ha commentato il capogruppo azzurro a Montecitorio, Paolo Barelli. “Conosco Isabella fin da quando fu eletta al Parlamento Europeo e ho sempre riconosciuto in lei serietà e competenza nel promuovere valori comuni quali l’europeismo”, ha commentato Antonio Tajani su X, postando foto alcune insieme a De Monte. Per il capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri, l’adesione di De Monte “dimostra, ancora di più, quanto la nostra forza politica sia diventata attrattiva”. “Abbiamo ancora tante tappe da percorrere e traguardi da raggiungere, ma – ha commentato Gasparri – la nostra crescita è determinante per raggiungere quell’obiettivo del 20%, alle prossime elezioni politiche, che ci ha indicato il nostro segretario nazionale, Antonio Tajani”.
All’interno del campo largo del centrosinistra è un tutti contro tutti, con Conte che attacca Renzi in ogni modo possibile e che in Liguria vede Orlando che ratifica il delirio in Liguria: «Avanzo proposte ma ricevo solo attacchi personali. Io racconto dei fatti, non parlo male degli altri, non parlo male di Bucci, ma io ricevo solo attacchi sul fronte personale mai una risposta sulle questioni che poniamo e sulle domande che facciamo e sulle proposte. Ho avanzato proposte sul dissesto idrogeologico. Sulle aree interne. Su come far ripartire la sanità, quando diventerò governatore mi schiererò con maggiore determinazione contro l’autonomia differenziata perché la Liguria non ha nessun interesse ad una spesa sociale e sanitaria destinata a crescere e da questo punto di vista ci rimetterebbe e mi auguro che i miei avversari in questa campagna elettorale dicano parole chiare».
Questa campagna elettorale mostra falle da tutte le parti nell’area di centrosinistra, fatto sta che la guerra intestina tra le forze d’opposizione che da tempo ormai tentano una ricomposizione nel campo largo non accenna a calare e a smorzare i toni. Specie tra i due leader di Iv e M5S che non risparmiano colpi esplosi l’uno conto l’altro, ma che arrivano direttamente ai fianchi della segretaria del Pd.
Matteo Renzi, in un’intervista al Corriere della Sera, all’indomani della decisione di Italia viva di non sostenere il candidato del centrosinistra Andrea Orlando, alle Regionali in Liguria, chiede: «Sfido Conte, venga in tv. Sono pronto a un faccia a faccia con lui: sulla politica estera e i suoi rapporti con la Russia potremmo divertirci. È così accecato dal rancore che mi usa per attaccare Schlein». Per Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva, in un’intervista a La Nazione-Carlino-Giorno, tutto rimane ‘nel solco della mossa di Schlein. Mi pare piuttosto che sia Conte ad averle lanciato una sfida. Con l’intenzione di affermare la propria leadership. O, se questo non gli riuscisse, per sfasciare il campo largo’.
La Paita incalza: in Liguria «abbiamo provato fino all’ultimo. Avevamo le persone davanti al tribunale – rivela la renziana – per depositare le liste con l’apparentamento firmato da Andrea Orlando. Abbiamo fatto questa scelta dopo aver ricevuto un diktat. Il mandante? Giuseppe Conte. Ora sono proprio curiosa di vedere il risultato del M5S in Liguria»…
L’europarlamentare del Pd Pina Picierno rileva: ‘Con la politica dei veti, la posizione sulla Rai, la mancata firma alla proposta di referendum sulla cittadinanza, con il posizionamento equivoco sull’aggressione russa dell’Ucraina, cerca di recuperare una dimensione di centralità nell’elettorato, dimostrando ancora una volta che il suo unico interesse è elettorale». Anche il segretario di Più Europa Riccardo Magi, in un’intervista a Repubblica, non può fare a meno di rilevare: «Tutti invocano l’unità, ma si costruisce con lealtà e metodo politico. Quando ho partecipato alla festa nazionale di Avs con gli altri leader, oltre a porre la questione ucraina e del referendum di cittadinanza, ho proposto un tavolo permanente, un luogo nel quale non si nascondano le differenze ma si affrontino politicamente, per capire fino a che punto si possano colmare le distanze. Ma se ogni differenza è un veto, un vessillo identitario, allora si è votati alla sconfitta».
Fausto Bertinotti sul campo largo ci mette la pietra tombale: «Cambi strada, la somma dei partiti non basta. La strada dell’alleanza tra le forze politiche, così come sono oggi costituite nel campo del centrosinistra, anche se sommate, non fa superare la loro debolezza. Una debolezza che è di sistema. Io penso che bisognerebbe incontrare un’altra strada».
Per Fausto Bertinotti il percorso del centrosinistra alla ricerca di una unità è destinato a non uscire «dai veti e contro veti» se resta il tentativo «di un assemblaggio tra le forze politiche esistenti. Serve un popolo; serve una costituente dal basso per una nuova soggettività politica. Va cambiato orizzonte».
A L’Aria che tira, su La7, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato Licia Ronzulli, liquida la questione con un parallelo che la dice lunga: «La sinistra più che un campo largo è un campo elastico, che si muove a seconda delle convenienze dei singoli partiti. Tutti odiano tutti, tutti sono contro tutti, con la Schlein in mezzo, che continua a ripetere “ostinatamente unitari”. Non si capisce nulla. Mi viene in mente la canzone di Annalisa che recitava :”Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me”. L’unico denominatore di questo campo elastico è la volontà di battere il centrodestra alle prossime elezioni, ma senza un vero programma, perché dalla giustizia al lavoro, dalla politica estera a quella interna, sono divisi su tutti».
Renzi e Conte saranno insieme sulla stessa nave in Emilia Romagna, altra regione al voto in autunno. Il candidato del Pd Michele De Pascale ha già incassato l’endorsement dell’ex rottamatore. Ed ha già caricato in coalizione il M5s. Che farà Conte? Per coerenza dovrebbe minacciare la rottura anche in Emilia Romagna e Umbria. In pochi ricordano che un anno fa Conte e Renzi sono stati insieme nella campagna elettorale in Abruzzo per sostenere Luciano D’Amico (poi sconfitto). Insieme appassionatamente. E tra i grillini nessuno osò dire: «Non vogliamo lo spregiudicato Renzi».