Candidature a sindaco di Palermo e presidente della Regione. Pivetti (Umi): ‘Atteggiamento autolesionista del centrodestra’

 

 

Assistiamo in questi giorni al consueto walzer attorno alle figure di Sindaco della Città di Palermo e presidente della Regione Siciliana. E, ancora una volta, non possiamo che stigmatizzare questo atteggiamento assolutamente autolesionista di un’area politica, quella del centrodestra, che nel Paese riscuote, sondaggi alla mano, un consenso ampissimo”. 

Così in una nota Michele Pivetti Gagliardi, Vice Presidente Nazionale Unione Monarchica Italiana.

“L’isterismo di alcuni addirittura mette in discussione la ricandidatura del presidente uscente, l’On. Musumeci, il quale 5 anni fa è stato il candidato vincente di una coalizione ampia che ebbe la meglio sulla sinistra e populisti”. “Ancora non è dato sapere – aggiunge Pivetti –  perché il presidente Musumeci non debba essere ricandidato, non è dato sapere dove avrebbe fallito, per altro in condominio con quelle stesse forze politiche che lo accompagnano ancora oggi al governo della Regione, ancora non è dato sapere chi e perché sarebbe migliore di Musumeci alla guida della Regione”. 

“Ci sono in atto diverse crisi – evidenzia Pivetti –  dalla pandemia non ancora del tutto sopita, alla guerra in Ucraina che ha inevitabili riflessi anche in Sicilia atteso che tra Birgi, Muos e Sigonella siamo perfettamente a tiro di un qualsiasi mortaretto tirato dal Mar Nero, ma vi sono ancora da risolvere diversi problemi tra cui quello infrastrutturale che ha già avuto un deciso avvio alla risoluzione ma che ancora necessita di cure e attenzioni. Accanto a questo a livello nazionale l’Italia pare confusa, una barca in mezzo al mare delle speculazioni post-covid rappresentata dall’inutile green-pass, nonché della guerra tanto da far dichiarare ad un Ministro della Repubblica che la questione carburanti è una truffa colossale. Ed allora, l’Unione Monarchica Italiana invita i comparenti della politica odierna a fare sintesi perché i giochetti a cui siamo tristemente abituati, oggi non possono e non devono trovare spazio nel dibattito complessivo. Oggi 161 anni fa il Tricolore diventava la bandiera nazionale – conclude Pivetti –  sarebbe bello se questa bandiera rappresentasse ancora oggi l’interesse nazionale da porre innanzi qualsiasi scelta a tutti livelli”.

 

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