Turisti in fila ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

Caos Colosseo e scontro Renzi-sindacati. Varato decreto legge di protezione per i siti archeologici

Un’assemblea dei dipendenti, regolarmente autorizzata, lascia chiusi per tre ore di primo mattino a Roma i siti archeologici più importanti, dal Colosseo ai Fori, le Terme di Diocleziano, gli Scavi di Ostia Antica. E si ripete il copione di luglio a Pompei, con i turisti attoniti e inviperiti, tutti in fila sotto il sole cocente davanti ai cancelli sbarrati, beffati persino da un errore nella versione inglese del cartello affisso sull’Anfiteatro Flavio, che annuncia una chiusura fino alle “11pm”. Questa volta però la polemica diventa una bomba affrontata a muso duro dal governo, che nel giro di poche ore vara un decreto che inserisce tutti i musei e i siti archeologi nella lista servizi pubblici essenziali, a fianco di scuola, ospedali, trasporti. ‘La misura è colma’, sbotta a metà mattina il ministro dei beni culturali Franceschini, sostenuto senza se e senza ma dal premier Renzi, che affida a twitter l’annuncio del provvedimento: ‘Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia’. Con i sindacati, che ora valutano lo sciopero, è scontro duro: ‘Strano paese quello in cui un’assemblea sindacale non si può fare’, commenta sarcastica la leader della Cgil Susanna Camusso. E così dopo il varo del decreto che equipara i musei ai servizi pubblici essenziali, il premier Renzi sull’Unità ribadisce: ‘Mai più la cultura ostaggio dei sindacalisti. Abbiamo approvato un decreto legge che inserisce i musei nei servizi pubblici essenziali. Certe scene non potranno più accadere. Certo, alcuni sindacalisti pensano ancora di poter prendere in ostaggio la cultura e la bellezza dell’ Italia. Non hanno capito che la musica è cambiata. Non gliela daremo vinta, mai. E il dl lo dimostra in modo inequivocabile. Cambierà, eccome se cambierà’. Oggi la Cgil, mentre annuncia lo sblocco dei fondi dei salari accessori dei dipendenti, avverte che è possibile uno sciopero a ottobre. Ieri, in singolare coincidenza con l’assemblea sindacale in alcuni siti, è arrivato lo sblocco dei fondi per pagare i salari accessori di tutti lavoratori del Mibact per il 2014 e per il 2015. Evidentemente la mobilitazione è servita, a prescindere da quanto accaduto al Colosseo, dice all’Ansa Claudio Meloni coordinatore Cgil per il Mibact.  Ma lo sblocco dei fondi per i salari accessori non spegne la mobilitazione, perché la vertenza nazionale verte anche sulla richiesta di un piano occupazionale straordinario e sulle riforme che stanno generando caos organizzativo. Resta forte la possibilità dello sciopero che, se la situazione non si sblocca, potrebbe essere a ottobre. Franceschini assicura che il decreto non sfiora assolutamente i diritti dei lavoratori perché si potranno fare assemblee e scioperi, ma secondo regole particolari nei settori che toccano i cittadini. E il premier concorda: ‘Nessun attentato al diritto di sciopero’, ribatte alla fine del Cdm, sottolineando che ci vuole più attenzione per chi ama l’Italia, raccontando di amici che hanno raccolto l’amarezza di un gruppo di turisti americani. Incassato in serata l’ok del Consiglio dei ministri, il decreto andrà ora alla firma del Presidente della Repubblica e sarà in vigore dalla pubblicazione in gazzetta per poi seguire l’iter parlamentare che lo trasformerà in legge. Ma c’erano tutti i caratteri di urgenza e necessità, sottolinea Franceschini, alludendo ai precedenti di Pompei e dello stesso Colosseo, ma anche alle proteste annunciate per il settore nei prossimi giorni. Contenuto in un solo articolo, il provvedimento è stringato, si limita ad inserire i luoghi importanti della cultura nella legge del 1990 che disciplina i servizi pubblici essenziali, come i trasporti, per esempio. Un principio di civiltà, fa notare il ministro, ricordando che vale per tutti i musei statali, comunali, pubblici e non. Se con i sindacati è muro contro muro tra le associazioni e nel mondo della politica il plauso è generale. La chiusura di ieri del Colosseo, non fa bene al paese, alla città e all’immagine della capitale di Italia, dice il sindaco di Roma Ignazio Marino in Campidoglio: ‘Non voglio entrare nella questione del diritto allo sciopero che va garantito e protetto, ma voglio ragionare su quanto accaduto’.

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