Caos Libia, Haftar vuole disertare il summit di Palermo

Il 12 e 13 novembre 2018 si svolge a Palermo, nella suggestiva cornice di Villa Igea, la Conferenza per la Libia.

L’incontro, organizzato dal governo italiano, riunisce gli esponenti di maggior spicco del panorama libico e ha come obiettivo la definizione di una road map che risolva il conflitto ancora in corso nel paese africano.

 Tra gli ospiti di maggior rilievo, il premier Fayez al Sarraj, il generale Haftar, Aguila Saleh, presidente del Parlamento di Tobruk e il capo dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli, e Khalid Al Meshri.

Presenti anche il presidente della Tunisia, Beji Caid Essebsi,e diverse delegazioni di Qatar, Turchia Algeria e Marocco. L’Ue invece sarà rappresentata da Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera, mentre per l’Onu ci sarà l’inviato speciale Salamé.

Pesa invece l’assenza della cancelliera Angela Merkel, che ha ritirato all’ultimo momento la sua partecipazione, e del presidente francese Emmanuel Macron. Al loro posto il ministro degli Esteri Le Drien e il sottosegretario Annen.

Il summit ha avuto il sostegno sia degli Stati Uniti che della Russia, entrambi intenzionati a difendere i loro interessi in Libia, ma nessuno dei due presidenti sarà presente a Palermo.

La Russia infatti ha deciso di inviare il premier Medeved e il viceministro degli Esteri Bogdanov, mentre per gli Usa si parla del Segretario Mike Pompeo, anche se la sua presenza non è stata ancora confermata.

La conferenza di Palermo, come ha più volte sottolineato il premier Conte, è un summit ‘per la Libia’ e l’obiettivo è quello di trovare un accordo tra le parti in lotta nel territorio libico per poter presto giungere ad una pace duratura.

‘Per la rinascita della Libia non passa solo la stabilizzazione del Mediterraneo’, ma il superamento di emergenze come anche il contenimento dei flussi migratori’, ha detto il presidente del Consiglio Conte, parlando della Conferenza: ‘Non riteniamo di risolvere tutti i problemi ma vogliamo creare una sostenibile occasione di incontro anche per superare lo stallo del processo politico, con elezioni da tenersi il prima possibile, mantenendo saldo il principio dell’assunzione di responsabilità’.

 Più alte invece le aspettative dell’Onu, che punta alla creazione di un esercito nazionale, all’accentramento del potere e alla stesura una road map per arrivare elezioni nel 2019 e per risolvere il problema dei flussi migratori.

Le elezioni parlamentari dovrebbero dare vita ad un nuovo organo legislativo e alla sostituzione del Parlamento di Tobruk e anche dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli per creare un unico centro di potere.

Al nuovo Parlamento spetterebbe poi il compito di emendare la Costituzione vigente e scrivere una legge elettorale per le presidenziali. Solo così si potrebbe garantire la stabilità al paese e porre fine all’embargo recentemente rinnovato dall’Onu fino al 2020.

 Sulla conferenza pesa l’assenza del presidente francese Macron, che rende ancora più evidente lo scontro tra il governo francese e quello italiano. L’inquilino dell’Eliseo, vicino al maresciallo Haftar, ha cercato di incrementare la presenza francese in Libia per tutelare gli interessi economici del paese.

Macron voleva che le elezioni in Libia si tenessero già a fine 2018, ma le Nazioni Unite hanno rigettato il piano di pace proposto dalla Francia e sembrano più propense a sostenere l’Italia, generalmente più vicino al governo di al-Serraj.

Dopo Putin, Merkel, Macron e Trump, anche Khalifa Haftar potrebbe non partecipare alla conferenza sulla Libia prevista quest’oggi a Palermo. E quella del generale sarebbe pesantissima, trattandosi dell’uomo forte della Cirenaica.

Un vero e proprio boicottaggio quello di Haftar legato alla presenza al summit dei rappresentanti del Qatar e di una fazione, il Libyan Fighting Group, secondo il generale ‘legata ad Al Qaeda’. Sembrava che la riserva fosse stata sciolta, ma poi è cominciato il balletto dei distinguo: in particolare, che il formato della conferenza fosse sbilanciato verso la componente islamista dentro e fuori la Libia, legata alla Fratellanza Musulmana, a cominciare dai rappresentanti di Tripoli. La componente dei Fratelli Musulmani è invisa anche al presidente egiziano al Sisi, principale sponsor arabo di Haftar.

La probabile assenza di Haftar alla conferenza sulla Libia ha scatenato le proteste dei partiti di opposizione a Roma. Da Forza Italia al Pd, da Fratelli d’Italia e Leu si esprime preoccupazione sul possibile fallimento dell’iniziativa diplomatica.

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