La Consob non è intervenuta subito sulla crisi della Banca Popoloare di Bari Sapeva ma non è intervenuta? Perché? Lo ha spiegato il presidente Paolo Savona in audizione alla Commissione Finanze della Camera sul decreto legge per il sostegno al sistema creditizio del Sud.
L’autorità di vigilanza sui mercati non ha evidenziato carenze nei prospetti informativi degli aumenti di capitale della Banca Popolare di Bari già nel 2014 perché, ha detto Savona, “non possiamo entrare nei conti”, e i poteri della Consob sono limitati dalla legge alla rendicontazione fatta dai revisori.
Anche la vicedirettrice della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, intervenendo in audizione ha difeso il ruolo di Palazzo Koch nel “rilevare e segnalare irregolarità su profili di competenza della Consob”, così come nell’acquisizione di Tercas da parte della banca. La buona notizia, però, è che Banca d’Italia ha aperto a “forme di ristoro” per i risparmiatori “per i casi di comportamenti scorretti”.
La Consob è intervenuta sulla Popolare di Bari, come dicevamo, solo a un certo punto però. L’ispezione è durata da giugno a ottobre 2016: nel mirino dubbi aumenti di capitale.
E cosa ha scoperto la Consob? Che la Banca Popolare di Bari aveva messo in piedi profilature opportunistiche per 26mila investitori su 70mila, che avevano chiesto di rientrare in un profilo prudente, ma ai quali poi il profilo di rischio era stato alzato per poter piazzare nel loro portafoglio azioni e obbligazioni. Esattamente quanto era accaduto con la Banca Popolare di Vicenza.
A settembre 2018 la Consob ha deliberato sanzioni alla Pop di Bari pari a 2,6 milioni di euro, da dividere tra presidente, manager, consiglieri di amministrazione, banca e sindaci coinvolti.
La banca ha presentato ricorso contro le sanzioni Consob, ma ha perso sia in primo grado che in appello, lo scorso settembre.