E’ importante l’iniziativa dei ministri Martina, Orlando e Poletti sul caporalato, dichiara Cesare Damiano. Perche’ sia efficace occorre sconfiggere una filosofia, purtroppo vincente con i governi di centrodestra, che ha portato all’allentamento dei controlli, esaltato la complicita’, tra imprenditore e lavoratore e sostenuto che siamo tutti sulla stessa barca. Purtroppo la realta’ e’ piu’ dura della fantasia e, accanto alla gran parte delle imprese che si comportano correttamente, albergano le mele marce che praticano la concorrenza sleale e, in alcuni casi, rappresentano la lunga mano della malavita. I controlli vanno dunque inaspriti evitando di continuare nelle sottili distinzioni tra sanzioni formali e sostanziali dei cantori della flessibilita’ che hanno, di fatto, smantellato molte tutele fondamentali dei lavoratori. Il risultato e’ oggi sotto i nostri occhi. Quello che va ricordato e’ che, nel 2007, furono propri i viticultori a chiedere l’introduzione dei voucher per combattere il lavoro nero ed evitare le multe. Il Governo Prodi li ha introdotti, ma se non ci sono controlli costanti, fatta la legge, trovato l’inganno. Il caporalato in realtà sarà sconfitto solo quando si riuscirà a colpire le finanze di chi alimenta il business dello sfruttamento e dello schiavismo. L’urgenza dell’azione di contrasto a questi fenomeni emerge con drammatica chiarezza nell’ultima denuncia della Flai Cgil Puglia, che sostiene vi sia stato un incidente mortale nei campi di Rignano Garganico e che i caporali abbiano occultato il cadavere del bracciante straniero deceduto per evitare le indagini delle Forza dell’Ordine. Morti accertate e presunte, quotidiani episodi di sfruttamento, costante presenza di ghetti e baraccopoli non sono più tollerabili. La costruzione della ‘rete del lavoro di qualità’ è un primo, importante passo; ma servono, come evidenziato dagli stessi ministri delle Politiche agricole e della Giustizia, più controlli nei campi e maggiore severità nei confronti di chi si arricchisce sfruttando la manodopera italiana e straniera. I nuovi schiavi sono anche gli italiani tornati a lavorare nei campi a causa della crisi e dell’incremento della disoccupazione in altri comparti. Aver introdotto il reato penale di caporalato, norma giusta e necessaria, non è bastato a cancellare queste figure dal sottobosco dell’economia agricola.
Cocis