“Caravaggio. Un gran saper d’arte e la stravaganza dei costumi” di Edoardo Croce

Ebbene sì, l’ennesimo libro su Michelangelo Merisi da Caravaggio. Non è troppo? No, perché Caravaggio non fu solo un artista straordinario, ma anche un personaggio straordinario. Ciò ha fatto si che, oltre all’interesse per la sua grandissima arte e il suo immenso talento, si sviluppasse un interesse quasi morboso per i suoi stravaganti comportamenti e la sua vita violenta e dissoluta.

Caravaggio visse poco, 39 anni, ma in quel poco riuscì a maturare un curriculum criminale degno di un delinquente abituale e incallito. Michelangelo Merisi fu senza dubbio un personaggio irascibile, violento, autore di imprese deprecabili che facevano da contraltare alle sue opere pittoriche, che, invece, esprimevano una bellezza e una forza che nessuno avrebbe mai attribuito a un uomo di così bassa moralità e di istinti così perversi. È proprio questa antinomia a rendere Caravaggio uno degli artisti più interessanti della storia. E il tentativo, attualmente portato avanti da molti studiosi, di emendare la vita di Michelangelo Merisi, derubricando i suoi reati, assimilando i suoi comportamenti a quelli del resto della popolazione del tempo, giustificando la sua violenza, la sua lascivia, l’assoluta mancanza di valori morali con le necessità dettate dalle turbolenze proprie del XVII secolo, è vano, tenendo conto della massa di documenti a nostra disposizione che testimoniano le sue malefatte. E proprio l’abbondanza di testimonianze documentali fa cadere l’ipotesi che la ‘leggenda di Caravaggio’ sia una conseguenza delle biografie di Baglione, suo nemico e contemporaneo e di Bellori che visse dopo la sua morte, ma non apprezzò mai il suo stile e il suo talento. Quantunque sia ampiamente deducibile, su base storica, che le biografie scritte da Baglione e Bellori non siano benevole nei confronti di Michelangelo Merisi, è indubbio che il curriculum criminale del pittore sia di primissimo piano, degno del più incallito delinquente e che sia giunto fino a noi tramandato da una documentazione copiosa e inoppugnabile.

Si capisce quindi come siano fioriti, nel tempo, saggi, studi, romanzi, biografie e critiche artistico-letterarie su Caravaggio e la sua opera, numerosissime e ricche di commenti, notizie e giudizi sull’uomo e sull’artista. È difficile orientarsi in questa vastissima letteratura e in questa mole così copiosa di notizie e di aneddoti sulla sua vita, tanto che, paradossalmente, forse ne sapremmo di più su Caravaggio se ne fosse stato scritto di meno. In realtà Caravaggio visse due vite, quella di artista immenso per tecnica e ispirazione e quella di uomo privo di scrupoli, votato al male. È come se ci trovassimo di fronte a due persone diverse, separate, ciascuna delle quali agisce e opera in completa autonomia, senza che l’altra ne venga a conoscenza.

La sua fama di pittore maledetto va giustificata, è vero, in parte tenendo conto della violenza dei tempi in cui Caravaggio visse; ma va giustificata anche col fatto, indubbiamente traumatico che, da bambino, Caravaggio visse la tragedia della peste, e le grandi sofferenze ad essa legata; nello specifico ricordiamo che, a causa della peste, nello stesso giorno, Michelangelo perse il padre e il nonno; allo stesso tempo, i suoi comportamenti vanno inquadrati nella complessità e, oserei dire, nella patologia della sua psiche. Peraltro questa psiche così particolare, fu studiata attentamente da Mariano Luigi Patrizi, medico criminologo e allievo di Lombroso, che giunse alle seguenti conclusioni: ‘per l’egoismo assorbente e la vanitosa alterezza; per la cupidigia dei volgari piaceri del vino e della crapula; per l’ottusità dell’affetto familiare; per la deficienza di gratitudine, che gli fece diffamare un ospite e minacciar di morte un maestro; per l’assoggettamento e lo sfruttamento degli amici; per la beffa consuetudinaria; per l’uso di complici e di sicari nelle azioni criminose; per la capacità a delinquere multilaterale e la futilità dei moventi; per la vigliaccheria, onde se la prese con le donne e assalì gli uomini a tradimento ecc. ecc., il Caravaggio si avvicina al delinquente-nato o costituzionale’.

Caravaggio, quindi, condusse una vita squallida, fu un piccolo delinquente, violento, prepotente, amorale; frequentava taverne, bordelli, prostitute e giovinastri di strada. E tuttavia, ciò non impedì alla sua arte, immensa, di produrre, con estrema velocità, opere di altissimo livello, di suprema bellezza, di grande originalità. Alti prelati, nobili e ricchi commercianti lo cercavano e lo strapagavano per avere i suoi lavori. Il cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, era disposto a fare qualunque cosa, lecita e non lecita, per avere un suo dipinto. Così come personaggi di alto lignaggio, come i fratelli Mattei, i fratelli Giustiniani, il cardinale Del Monte, Federico Borromeo, Ottavio Costa, e molti altri, fecero a gara per arricchire le loro collezioni con i dipinti di Caravaggio.

Michelangelo Merisi fu straordinario per la sua tecnica pittorica ma anche per la sua visione artistica non convenzionale; fu un artista immenso, calato nei panni di un piccolo uomo.

Questo libro cerca di mettere un po’ di ordine, qualche punto fermo, sulla vita e su alcune delle opere di Michelangelo Merisi, cercando, ove possibile, di depurare il racconto da tutte quelle fantasie poco realistiche scritte su Caravaggio nel corso dei secoli. Il volume, attraverso lo studio approfondito e documentale degli eventi che caratterizzarono l’esistenza travagliata e tumultuosa di Caravaggio, si propone di costruire una biografia dell’artista quanto più possibile aderente alla realtà storica, per meglio delinearne i contorni umani e artistici.

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