Carcere Beccaria, un’evasione annunciata

Che una parte del gruppo di ragazzi evasi dal carcere minorile Cesare Beccaria di Milano avesse un piano, ormai è certo. Uno di loro, infatti, si era portato dietro in cortile il lenzuolo che lo ha aiutato a scavalcare il muro di cinta. Approfittando di un momento di distrazione dell’unico agente della polizia penitenziaria che li stava tenendo d’occhio, in sette sono riusciti a evadere.

Erano circa le 16 di domenica 25 dicembre e in cortile erano in 12. Ad un certo punto, uno dei ragazzi chiede all’agente di andargli a prendere un pallone così che potevano giocare a calcio nel pomeriggio di Natale. Il poliziotto decide di assecondare la richiesta, ma proprio quando li perde di vista alcuni di loro buttano giù le paratie che coprono il ponteggio dei lavori.

Scavalcano e si ritrovano in un vecchio campo da calcio. Qui entra in gioco il lenzuolo: lo fissano al muro e iniziano a usarlo per scavalcare. La stoffa, però, si strappa appena dopo il primo. A questo punto, gli altri si dirigono su un altro lato del campetto, rimuovo una copertura e scavalcano la recinzione.

In sette riescono a fuggire: cinque lombardi, un cittadino marocchino e un altro ecuadoriano. Il primo ad essere ricondotto in carcere è un 17enne di Cantù che aveva cercato rifugio a casa della sorella. Dopo che gli ha fatto comprendere la gravità di quello che aveva fatto, la ragazza ha contattato la direzione del Beccaria che sono andati a riprenderlo.

Un altro 17enne, un milanese, si era invece rifugiato dalla zia. Nel suo caso è stata la nonna a convincerlo a tornare sui suoi passi. Infine, è toccato a Bryan, il 18enne ecuadoriano. Membro della Z4 Gang si era diretto a casa della suocera, dove però ha trovato ad aspettarlo gli agenti: “Ho sbagliato”, ha detto al pm, “non volevo evadere ma mi sono fatto trascinare”.

Continua la caccia ai 5 detenuti evasi ieri mattina dal carcere minorile Beccaria di Milano. In tutta la zona sono ancora attivi posti di blocco nella convinzione che qualcuno possa non essere riuscito ad allontanarsi troppo da quando è scattato l’allarme. Ma controlli sono in corso a Milano e nelle zone in cui gli evasi vivevano. I giovani detenuti fuggiti (tra i i 17 e i 19 anni, tre i maggiorenni) sono 5 italiani, un marocchino e un ecuadoregno.

Due sono stati rintracciati e ripresi nel giro di poche ore, degli altri 5 sono tuttora in corso le ricerche.  Poco dopo la fuga nell’istituto e’ scoppiato il caos: alcuni dei detenuti hanno inscenato una plateale protesta appiccando le fiamme ad alcuni materassi. Quattro gli agenti di Polizia penitenziaria sono rimasti intossicati dal fumo. Gli agenti hanno 25, 26, 27 e 34 anni e sono tutti stati portati tutti all’ospedale San Carlo, nessuno in condizioni gravi. In tarda serata la calma è stata ristabilita.

È dura la protesta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che parla di “evasione annunciata”. “Adesso è prioritario catturare gli evasi”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria del Beccaria”. “Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile”, denuncia. “Beccaria, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola… abbiamo registrato e registriamo, infatti, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. È da sottolineare, infatti, che nell’ultimo periodo diversi detenuti delle carceri minorili provocano con strafottenza modi inurbani e arroganza i poliziotti penitenziari, creando sempre situazioni di grande tensione. Ma nessun provvedimento è stato assunto, nonostante le reiterate sollecitazione del SAPPE. Ed è per questo che ci stupiamo di chi “si meraviglia” schiediamo una revisione della legge che consente la detenzione di ristretti adulti fino ai 25 anni di età nelle strutture per minori”.

. Dopo l’evasione  era scoppiata una protesta nel carcere minorile con alcuni detenuti che avevano dato fuoco alle celle tanto che un Reparto detentivo era stato dichiarato inagibile ed era senza luce.

Un altro episodio molto grave è accaduto a Roma. Bombe molotov sono state lanciate durante la notte nel parcheggio per il personale del carcere romano di Rebibbia femminile. Sull’ennesimo atto intimidatorio, per fortuna senza gravi conseguenze, sono in corso le indagini del Nucleo Investigativo Centrale del Corpo di polizia penitenziaria”. Ne dà notizia Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria. “La Polizia penitenziaria, per troppo tempo abbandonata dai governi e dalla politica che conta’, continua a essere attaccata su più fronti: mentre a Milano evadevano sette detenuti del circuito ancora impropriamente definito per minorenni, visto che l’età dei reclusi può spingersi fino ai 25 anni, e venivano appiccati incendi, a Roma si attentava alla sicurezza degli operatori con bottiglie molotov lanciate nel parcheggio a loro riservato”, commenta il segretario della UilPa Polizia Penitenziaria.

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari e il responsabile per i Minori del Dap, Giuseppe Cacciapuoti, sono giunti  in visita al Beccaria, con la presenza del ministro della Infrastrutture, Matteo Salvini. “Ringrazio le Forze dell’Ordine per quello che stanno facendo in queste ore che per molti sono di gioia, sono di pranzi, sono di cene, ma per chi indossa una divisa sono di fatica, di lavoro e di impegno. Oggi incontrerò il direttore, per capire come mettere in maggior sicurezza non solo il carcere minorile di Milano ma anche tutte le carceri italiane”, ha detto Salvini.

E sempre sul fronte politico, Fratelli d’Italia annuncia misure urgenti. “Preoccupa la situazione nelle nostre carceri, con gli ultimi episodi di violenza che certificano una condizione di totale disagio all’interno degli istituti penitenziari italiani. Le evasioni dal carcere minorile di Milano e le molotov rinvenute a Rebibbia, a Roma, denotano la necessità di migliorare i sistemi di videosorveglianza e la messa in sicurezza dei luoghi di detenzione, per garantire l’incolumità sia degli agenti, a cui va la nostra solidarietà, dei cittadini, che dei detenuti stessi”, dice Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, alla Camera. “Non ci lasceremo intimidire da queste minacce e lavoreremo -aggiunge- per potenziare i sistemi di sicurezza e vigilanza”.

Da Milano, si fa sentire anche l’ex vicesindaco e  vice presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, Riccardo De Corato: “Nel giorno di Natale, al carcere minorile Beccaria è successo di tutto! Detenuti evasi, provocati incendi che hanno intossicato diversi agenti accorsi e rivolti insulti a giornalisti e personale carcerario. I ragazzi evasi hanno tutti tra i 17 ed i 19 anni. Uno dei grossi problemi è che, questi ragazzi, spesso vengono definiti ‘minori‘ ma nella maggior parte dei casi stiamo parlando di persone senza documenti quindi, difficilmente, si riesce a capire se lo sono veramente oppure no. Esprimo la mia solidarietà e totale vicinanza agli agenti intossicati dal fumo provocato dai detenuti”.

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Che una parte del gruppo di ragazzi evasi dal carcere minorile Cesare Beccaria di Milano avesse un piano, ormai è certo. Uno di loro, infatti, si era portato dietro in cortile il lenzuolo che lo ha aiutato a scavalcare il muro di cinta. Approfittando di un momento di distrazione dell’unico agente della polizia penitenziaria che li stava tenendo d’occhio, in sette sono riusciti a evadere.

Erano circa le 16 di domenica 25 dicembre e in cortile erano in 12. Ad un certo punto, uno dei ragazzi chiede all’agente di andargli a prendere un pallone così che potevano giocare a calcio nel pomeriggio di Natale. Il poliziotto decide di assecondare la richiesta, ma proprio quando li perde di vista alcuni di loro buttano giù le paratie che coprono il ponteggio dei lavori.

Scavalcano e si ritrovano in un vecchio campo da calcio. Qui entra in gioco il lenzuolo: lo fissano al muro e iniziano a usarlo per scavalcare. La stoffa, però, si strappa appena dopo il primo. A questo punto, gli altri si dirigono su un altro lato del campetto, rimuovo una copertura e scavalcano la recinzione.

In sette riescono a fuggire: cinque lombardi, un cittadino marocchino e un altro ecuadoriano. Il primo ad essere ricondotto in carcere è un 17enne di Cantù che aveva cercato rifugio a casa della sorella. Dopo che gli ha fatto comprendere la gravità di quello che aveva fatto, la ragazza ha contattato la direzione del Beccaria che sono andati a riprenderlo.

Un altro 17enne, un milanese, si era invece rifugiato dalla zia. Nel suo caso è stata la nonna a convincerlo a tornare sui suoi passi. Infine, è toccato a Bryan, il 18enne ecuadoriano. Membro della Z4 Gang si era diretto a casa della suocera, dove però ha trovato ad aspettarlo gli agenti: “Ho sbagliato”, ha detto al pm, “non volevo evadere ma mi sono fatto trascinare”.

Continua la caccia ai 5 detenuti evasi ieri mattina dal carcere minorile Beccaria di Milano. In tutta la zona sono ancora attivi posti di blocco nella convinzione che qualcuno possa non essere riuscito ad allontanarsi troppo da quando è scattato l’allarme. Ma controlli sono in corso a Milano e nelle zone in cui gli evasi vivevano. I giovani detenuti fuggiti (tra i i 17 e i 19 anni, tre i maggiorenni) sono 5 italiani, un marocchino e un ecuadoregno.

Due sono stati rintracciati e ripresi nel giro di poche ore, degli altri 5 sono tuttora in corso le ricerche.  Poco dopo la fuga nell’istituto e’ scoppiato il caos: alcuni dei detenuti hanno inscenato una plateale protesta appiccando le fiamme ad alcuni materassi. Quattro gli agenti di Polizia penitenziaria sono rimasti intossicati dal fumo. Gli agenti hanno 25, 26, 27 e 34 anni e sono tutti stati portati tutti all’ospedale San Carlo, nessuno in condizioni gravi. In tarda serata la calma è stata ristabilita.

 

È dura la protesta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che parla di “evasione annunciata”. “Adesso è prioritario catturare gli evasi”, denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria del Beccaria”. “Da molto, troppo tempo arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile”, denuncia. “Beccaria, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, Airola… abbiamo registrato e registriamo, infatti, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia. È da sottolineare, infatti, che nell’ultimo periodo diversi detenuti delle carceri minorili provocano con strafottenza modi inurbani e arroganza i poliziotti penitenziari, creando sempre situazioni di grande tensione. Ma nessun provvedimento è stato assunto, nonostante le reiterate sollecitazione del SAPPE. Ed è per questo che ci stupiamo di chi “si meraviglia” se chiediamo una revisione della legge che consente la detenzione di ristretti adulti fino ai 25 anni di età nelle strutture per minori”.

. Dopo l’evasione  era scoppiata una protesta nel carcere minorile con alcuni detenuti che avevano dato fuoco alle celle tanto che un Reparto detentivo era stato dichiarato inagibile ed era senza luce.

Un altro episodio molto grave è accaduto a Roma. Bombe molotov sono state lanciate durante la notte nel parcheggio per il personale del carcere romano di Rebibbia femminile. Sull’ennesimo atto intimidatorio, per fortuna senza gravi conseguenze, sono in corso le indagini del Nucleo Investigativo Centrale del Corpo di polizia penitenziaria”. Ne dà notizia Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria. “La Polizia penitenziaria, per troppo tempo abbandonata dai governi e dalla politica che conta’, continua a essere attaccata su più fronti: mentre a Milano evadevano sette detenuti del circuito ancora impropriamente definito per minorenni, visto che l’età dei reclusi può spingersi fino ai 25 anni, e venivano appiccati incendi, a Roma si attentava alla sicurezza degli operatori con bottiglie molotov lanciate nel parcheggio a loro riservato”, commenta il segretario della UilPa Polizia Penitenziaria.

Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari e il responsabile per i Minori del Dap, Giuseppe Cacciapuoti, sono giunti  in visita al Beccaria, con la presenza del ministro della Infrastrutture, Matteo Salvini. “Ringrazio le Forze dell’Ordine per quello che stanno facendo in queste ore che per molti sono di gioia, sono di pranzi, sono di cene, ma per chi indossa una divisa sono di fatica, di lavoro e di impegno. Oggi incontrerò il direttore, per capire come mettere in maggior sicurezza non solo il carcere minorile di Milano ma anche tutte le carceri italiane”, ha detto Salvini.

E sempre sul fronte politico, Fratelli d’Italia annuncia misure urgenti. “Preoccupa la situazione nelle nostre carceri, con gli ultimi episodi di violenza che certificano una condizione di totale disagio all’interno degli istituti penitenziari italiani. Le evasioni dal carcere minorile di Milano e le molotov rinvenute a Rebibbia, a Roma, denotano la necessità di migliorare i sistemi di videosorveglianza e la messa in sicurezza dei luoghi di detenzione, per garantire l’incolumità sia degli agenti, a cui va la nostra solidarietà, dei cittadini, che dei detenuti stessi”, dice Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, alla Camera. “Non ci lasceremo intimidire da queste minacce e lavoreremo -aggiunge- per potenziare i sistemi di sicurezza e vigilanza”.

Da Milano, si fa sentire anche l’ex vicesindaco e  vice presidente della Commissione Affari Costituzionali alla Camera, Riccardo De Corato: “Nel giorno di Natale, al carcere minorile Beccaria è successo di tutto! Detenuti evasi, provocati incendi che hanno intossicato diversi agenti accorsi e rivolti insulti a giornalisti e personale carcerario. I ragazzi evasi hanno tutti tra i 17 ed i 19 anni. Uno dei grossi problemi è che, questi ragazzi, spesso vengono definiti ‘minori‘ ma nella maggior parte dei casi stiamo parlando di persone senza documenti quindi, difficilmente, si riesce a capire se lo sono veramente oppure no. Esprimo la mia solidarietà e totale vicinanza agli agenti intossicati dal fumo provocato dai detenuti”.

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