“Il tema delle carceri va considerato nella sua complessita’, e deve restare al centro dell’attenzione della politica e delle istituzioni”. Lo afferma in un intervento su Avvenire il presidente della Camera, Roberto Fico. “E’ anche attraverso il modo in cui si struttura l’ordinamento penitenziario e si tutelano i diritti delle persone detenute che si misura il grado di maturazione democratica di un Paese – aggiunge – Nei primi mesi di legislatura si e’ trattato del tema che e’ oggetto di un processo di riforma dell’ordinamento penitenziario, avviato nella precedente legislatura. Qualche giorno fa il Governo ha inviato alle Camere un nuovo schema di decreto che attua parte della delega originaria. Non entro nel merito del testo – ora alle Commissioni parlamentari per il parere – e mi limito a considerare che la riforma in discussione, piu’ che un punto di arrivo, costituisce il tassello di un percorso”.
La politica e le istituzioni, afferma ancora Fico, “hanno la responsabilita’ di intercettare fino in fondo il cambiamento culturale e di paradigma in atto, per metterlo al centro del dibattito, in cui ritengo che anche il linguaggio debba mutare mettendo al bando espressioni che avvelenano il confronto sul tema senza contribuire ad analizzarlo nella sua complessita’. Procedere verso una nuova visione – spiega – significa anche contribuire a risanare un’antica frattura: quella fra carcere e societa’, fra carcere e territorio. Perche’ il carcere e’ periferia in tutti i sensi possibili: fisica, umana, esistenziale”. “Come cittadini chiediamo certezza della pena – perche’ da questo principio passano la sicurezza e la nostra fiducia nel sistema giudiziario – ma non possiamo confondere pena certa con pena afflittiva”, sottolinea in un altro passaggio affermando che il detenuto una volta uscito dal carcere “sara’ certamente una persona migliore se avra’ trovato la possibilita’ di costruire un orizzonte nuovo, seguendo percorsi di formazione e risocializzazione.