Secondo il Fatto quotidiano, Carlo Calenda è l’uomo su cui hanno puntato i grandi poteri economici italiani, o almeno quelli rimasti. Non tanto per gli endorsement ricevuti dall’ex dirigente di Confindustria, quanto per le donazioni arrivate al suo neonato partito. I sondaggi gli accreditano un 3% e al momento Azione può contare solo su una manciata di eletti.
Eppure, le casse del partito sono continuamente rifocillate da donazioni a quattro o cinque zeri. L’ultimo bonifico, per dire, è arrivato dalla Fondazione Giovanni Arvedi : 100mila euro regalati a giugno dall’omonima famiglia cremonese che controlla uno dei più grandi gruppi siderurgici italiani.
Al fianco degli acciaieri cremonesi, tra i finanziatori più recenti di Azione ci sono altri nomi del gotha economico. Spiccano i 50mila euro targati Gianfelice Rocca , presidente della multinazionale Techint, un gruppo da oltre 20 miliardi di fatturato annuo, controllato dalla holding lussemburghese San Faustin attraverso un’intricata ragnatela di società offshore e trust. Più modesti, invece, i contributi di altri nomi noti come Carlo Pesenti e Pier Luigi Loro Piana , Luciano Cimmino di Yamamay e l’ex presidente di Federmeccanica Fabio Storchi . D’altra parte, già l’anno scorso, Calenda aveva dato prova di poter attirare l’aiuto delle grandi aziende incassando, tra le tante, le donazioni di gente come Luca Garavoglia (Campari) e Alberto Bombassei (Brembo).
Calenda piace più di Matteo Renzi, almeno economicamente il figlio di Cristina Comencini è riuscito a strappare a Renzi anche qualche storico sponsor, come il finanziere Davide Serra o Lupo Rattazzi, erede di Susanna Agnelli. A marzo di quest’ anno, Azione ha infatti ricevuto 10mila euro da Cremonini Spa, gigante italiano della carne e proprietario di marchi come Chef Express e Roadhouse ex sostenitore di Matteo Salvini.
Quanto al ruolo politico, anche quello è crescita, il presidente di Italia Viva Roberto Giachetti, ne teme talmente l’ascesa da aver preconizzato per Calenda un futuro da sindaco di Roma, ha detto in un’intervista al Tempo “Io credo che Carlo Calenda sarebbe perfetto: capacità ed esperienza di governo, sensibilità istituzionale, proveniente dal mondo delle imprese lui sarebbe il perfetto sindaco di Roma”. Insomma megli appoggiarlo come sindaco che averlo come leader a togliere voti, consensi e fondi a Renzi.