“L’operazione che ha portato al governo tecnico non può essere liquidata e superata facilmente. Mario Monti potrebbe servire anche nel 2013”. Dopo aver detto di non volere partecipare al gossip sull’attuale premier (“Monti Candidato, è solo gossip per indebolirlo”), il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, ci ripensa e dalle colonne di Repubblica lancia l’attuale presidente del consiglio alla guida di quell’esecutivo che nascerà dopo le elezioni del 2013. “Stiamo vivendo una fase costituente. Ma non credo proprio che l’operazione che ha portato al governo tecnico possa essere liquidata e superata facilmente. Ritengo – spiega il leader del Terzo Polo – che la situazione del Paese, anche alla luce del contesto internazionale, renderà palese la necessità che si pensi a un proseguimento di questa esperienza”. Il presidente del consiglio nel 2013 “riconsegnerà ai partiti e alla politica le chiavi del governo del Paese. Che poi i partiti quelle chiavi gliele riconsegnino, al termine della campagna elettorale, non è da escludere”. Insomma, Mario Monti, per il leader dell’Udc potrebbe essere l’uomo giusto per guidare il Paese anche nei prossimi anni. Ma questa volta dovrebbe vestire, giocoforza, una casacca politica e non più tecnica e potrebbe essere data proprio quel rassemblement cui sta lavorando Casini: andare oltre il Terzo Polo “verso la costruzione di una grande forza nazionale, popolare, capace di pacificare gli italiani e parlare il linguaggio della responsabilità”. Un percorso da fare anche assieme al Pdl, fa capire il centrista. Casini smentisce che il patto con Fini sia a rischio, “col presidente della Camera e con Rutelli c’è piena sintonia politica e umana” e plaude il Pd. “Il suo segretario sapeva che avrebbe vinto le elezioni ma ha privilegiato le esigenze del Paese. Ecco perché chi utilizza in questi giorni l’articolo 18 per cercare di acuire le loro difficoltà interne – sottolinea l’ex presidente della Camera – non ha compreso la fase che stiamo vivendo”. Il capo dell’Udc si dice ‘fiducioso’ sulla riforma costituzionale ed elettorale, “anche se è una partita che non finirà in pareggio. Se non dimostreremo di saper riformare la politica siamo condannati alla chiusura per fallimento. Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità”.
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