Caso Albania, il Cdm approva il decreto legge su migranti e Paesi sicuri

Sorridente, con lo sguardo dritto in camera, in un contesto in cui a dominare è il verde: Giorgia Meloni ha postato sui propri social un selfie che parla di determinazione a partire già dalla scelta dell’immagine. Un messaggio che si fa esplicito nel testo che accompagna la foto: “Finché avremo il sostegno dei cittadini, continueremo a lavorare con determinazione, a testa alta, per realizzare il nostro programma e aiutare l’Italia a crescere, diventare forte, credibile e rispettata. Lo dobbiamo agli italiani, a chi ci ha scelto e a chi, pur non avendo votato per noi, spera che facciamo bene il nostro compito. Al lavoro, senza sosta, senza paura“.

Dunque, all’indomani dello scandalo dell’email con cui il sostituto procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, ha invitato la magistratura a compattarsi contro le politiche del governo, il premier ribadisce che non ci saranno arretramenti, che continuerà a perseguire il programma di governo e l’interesse dell’Italia, come le hanno chiesto di fare i cittadini. Il messaggio, del resto, era stato già lanciato con determinazione già subito dopo la sentenza del Tribunale di Roma che non ha convalidato il trasferimento dei migranti in Albania.

In gioco, come notato da molti, c’è più della sola operazione Albania: c’è la fattibilità delle politiche di governo in contrasto all’immigrazione clandestina e, ancora di più, la definizione dei confini tra i poteri. Così, mentre la sinistra non resiste alla tentazione di cavalcare l’aiuto delle toghe politicizzate, tocca alla destra riaffermare la dignità della politica, difendendone le prerogative. “Senza sosta” e “senza paura”.

In cdm il governo intende rimediare agli effetti della sentenza del tribunale civile di Roma, che venerdì ha respinto la convalida del fermo nei confronti di 12 migranti, di nazionalità egiziana e bengalese. Il tribunale ha richiamato la decisione della Corte di giustizia europea del 4 ottobre che, richiamando la direttiva sui Paesi sicuri (la 32 del 2013), prescrive che i Paesi di provenienza dei migranti debbano essere sicuri nella loro interezza e per tutte le categorie sociali. Non basta cioè che siano solo parzialmente sicuri. Nel caso dell’Egitto e del Bangladesh questi requisiti mancano. E dunque il tribunale di Roma venerdì ha negato la convalida del fermo e ha avviato i 12 migranti al sistema dell’accoglienza ordinaria, ordinandone il trasferimento dal Cpr di Gjader in Albania al Centro per richiedenti asilo di Bari. Il caso ha aperto uno scontro politico che sale di ora in ora. Per la maggioranza di centrodestra si è trattato di un’ingerenza della magistratura nei confronti del governo. Fdi ha accusato la “sinistra giudiziaria” di correre in soccorso di quella parlamentare. Meloni l’ha accusata di non collaborare e di aver adottato una decisione “pregiudiziale”. Salvini ha invitato i giudici “a candidarsi con Rifondazione Comunista”. Il ministro Nordio li ha accusati di “esondare” e di aver adottato “una decisione abnorme”. Ma non basta. Perchè il Tempo ha pubblicato una mail di sabato del sostituto procuratore di Cassazione Marco Patarnello, esponente di Magistratura democratica, in cui il magistrato commentando la decisione di Roma, ha scritto che nell’attacco alla giurisdizione “Meloni è molto più pericolosa di Berlusconi perché non ha inchieste giudiziarie a suo carico, quindi non si muove per interessi personali, ma ha come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto”. Per il centrodestra la mail è la prova che il complotto tante volte evocato esiste.

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge in materia di migranti. Il provvedimento dovrebbe rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco.

Resta alto lo scontro tra il governo e le toghe sulla questione Albania e migranti. “Noi non siamo contro il governo, sarebbe assurdo pensare che l’ordine giudiziario, un’istituzione del Paese, sia contro un’istituzione del Paese quale è il potere politico. Non è lo scontro istituzionale quello a cui tendiamo, tendiamo a difendere l’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario”, ha detto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia.

“Sappiamo – ha poi aggiunto Santalucia parlando ad Agorà su Rai3 della normativa sugli Stati sicuri – che un regolamento dell’Unione europea renderà questa materia più flessibile, ma entrerà in vigore nel 2026. Oggi dobbiamo applicare la direttiva che c’è. Per come lo vedo io, non è uno scontro con la magistratura italiana, ma con le istituzioni europee”.

“Siamo a conoscenza della sentenza in Italia e siamo in contatto con le autorità italiane: al momento non c’è una lista europea sui Paesi terzi sicuri, gli Stati membri hanno liste nazionali, ma è previsto che ci lavoreremo”, ha detto una portavoce della Commissione Ue soffermandosi sul caso Albania. Tornando al Protocollo Roma-Tirana la portavoce ha spiegato che “ad essere applicato è il diritto nazionale ma anche standard legati alla protezione internazionale che sono forniti dal diritto Ue. Abbiamo anche detto che tutte queste misure devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e non devono indebolirlo”.

Il magistrato Marco Patarnello, di cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha pubblicato una mail che la riguarda direttamente, “non dovrebbe più essere al suo posto, molto banalmente”, dice il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini. “Ci sono più di 9mila magistrati in Italia – spiega – e la stragrande maggioranza fa liberamente e positivamente il loro lavoro”. “Se c’è qualcuno che ha preso il Tribunale per un centro sociale e per un luogo di vendetta politica – sottolinea – ha sbagliato mestiere, molto semplicemente”.

“Se qualcuno vede il nemico nel sindaco, nel governatore, nel ministro, è un problema”, spiega Salvini. Mentre a chi gli faceva notare che bisognerebbe verificare la veridicità dell’e-mail il ministro dei Trasporti replica: “Diciamo che se fosse vera, sarebbe di una gravità inaudita e comporterebbe l’immediato licenziamento”.

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