Angelino Alfano non sarà impallinato dal Pd nel voto sulla mozione di sfiducia presentata da M5S e Sel. Il Partito Democratico, scosso dalle sue divisioni interne e soprattutto dalla presa di posizione dei senatori ‘renziani’ contro il ministro dell’Interno, è dovuto, però, ricorre al voto per decidere la linea da seguire al Senato sulla mozione di sfiducia. Alla fine ha prevalso la ‘ragion di governo’ e il vice presidente del consiglio, al centro della bufera per l’espulsione della moglie del ‘dissidente’ kazako Ablyazov, resterà alla guida del Viminale e, soprattutto, il governo di larghe intese non subirà alcun scossone.. Il gruppo di Palazzo Madama ha approvato la proposta di votare ‘no’ in Aula al Senato alle mozioni di sfiducia al ministro Alfano. I voti a favore sono stati 80, sette gli astenuti e nessun contrario. Questa decisione esclude, dunque, una fine anticipata del governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta e rappresenta una battuta d’arresto per i senatori ‘renziani’ e i falchi del Pd che volevano la testa del vice premier. “Nel gruppo del Pd, c’è stata una discussione seria” e al termine “il gruppo praticamente all’unanimità – spiega il segretario Guglielmo Epifani dopo il voto nel gruppo sulle mozioni di sfiducia domani al Senato- ha condiviso l’idea che il governo deve andare avanti. Ma per il Partito Democratico è stata una lunga giornata e le acque sono sempre più agitate. C’è chi, come il senatore Stefano Esposito, voterà “la fiducia al governo e non ad Alfano” ma si scaglia contro i ‘fighetti’ del partito. “Non se ne può più di coloro che utilizzano la responsabilità dei più per fare i fighetti e costruirsi le carriere personali”, rivolgendosi ai renziani e ai ‘dissidenti’ che si dissociano nel voto dal gruppo. E c’è chi come Maurizio Ferrini sprona il Pd a non “aver paura delle reazioni di Berlusconi. Il fatto è che abbiamo un ministro dell’Interno che ignorava un’azione di polizia, coordinata da uno Stato estero, contro due inermi cittadine”. Il senatore, che all’inizio della riunione del gruppo a Palazzo Madama, anche a nome di altri colleghi, aveva chiesto la presentazione di una mozione di sfiducia contro il ministro Alfano alla fine ha deciso di astenersi, insieme ad altri sei colleghi. “Mi auguro ancora che prevalga la consapevolezza – aggiunge il parlamentare ‘renziano’ – che la difesa, contro la realtà dei fatti, dell’operato del capo del Viminale, indebolisce il governo”.
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