Sì al processo per i cinque carabinieri coinvolti nell’inchiesta bis sulla morte di Stefano CUCCHI. Lo ha deciso il gup Cinzia Parasporo al termine dell’udienza a Roma. Il processo si svolgerà il 13 ottobre nell’aula bunker di Rebibbia.
Tre dei cinque militari (Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, gia’ in servizio presso il Comando Stazione di via Appia) devono rispondere di omicidio preterintenzionale per aver pestato Cucchi, il giorno del suo arresto, “con schiaffi, calci e pugni”, provocandogli una “rovinosa caduta con impatto al suolo della regione sacrale” e lesioni guaribili in almeno 180 giorni e in parte esiti permanenti, che, “unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che avevano in cura Cucchi al Pertini”, poi hanno portato alla morte. Tedesco e’ accusato anche di falso e calunnia al pari del maresciallo Roberto Mandolini, comandante all’epooca della stessa Stazione, mentre della sola calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi. Il falso in atto pubblico, ipotizzato dai magistrati di piazzale Clodio e recepito dal gup Parasporo, è legato al verbale di arresto in cui si “attestava falsamente” che Cucchi era stato identificato attraverso le impronte digitali e il fotosegnalamento: circostanza che per gli inquirenti non corrisponde al vero ma ha rappresentato la ragione del pestaggio di Cucchi, ritenuto “non collaborativo all’operazione”.
Mandolini e Tedesco, poi, non avrebbero verbalizzato la resistenza opposta dal geometra nella stazione dei carabinieri dove venne portato per il fotosegnalamento, e avrebbero “attestato falsamente” che Cucchi non aveva voluto nominare un difensore di fiducia. La calunnia, invece, si riferisce alla varie testimonianze rese al processo in corte d’assise dove erano imputati tre agenti della polizia penitenziaria, poi assolti con sentenza definitiva: Tedesco, Mandolini e Nicolardi, “affermando il falso in merito a quanto accaduto nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009”, avrebbero accusato implicitamente i tre agenti, pur “sapendoli innocenti”, delle botte inflitte al detenuto.
“Gli imputati finalmente subiranno un giusto processo per le loro gravissime responsabilita’ e non potranno piu’ contare di farlo fare sulla pelle degli altri. E non dire altri, dico tutti, imputati e parti civili”, ha dichiarato l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi, commentando il rinvio a giudizio di cinque carabinieri coinvolti nell’inchiesta bis sul pestaggio e sulla morte di Stefano.