Caso Palamara, verifiche su venti giudici

Il caso di Palamara rischia di trasformarsi in un vero e proprio terremoto, come confermato dalla notizia di verifiche su venti magistrati, finiti nel mirino della commissione del Csm.

Espulso dall’Anm, Palamara aveva fatto sapere di non essere intenzionato a fare da capro espiatorio di un sistema. Dichiarazioni che inevitabilmente hanno sollevato un polverone.

Inevitabilmente le verifiche si sono estese a macchia d’olio e nel mirino della commissione del Csm ci sarebbero finiti, stando a quanto riferito da il Messaggero, venti magistrati, riconducibili direttamente o indirettamente alle ormai note chat di Palamara.

‘Non farò il capro espiatorio di un sistema’,  afferma in una memoria Luca Palamara. ‘Non mi sottrarrò alle responsabilità politiche del mio operato per aver accettato ‘regole del gioco’ sempre più discutibili. Ma dev’essere chiaro che non ho mai agito da solo. Sarebbe troppo facile pensare questo”. Lo sottolinea Luca Palamara nella memoria che avrebbe voluto presentare al Comitato direttivo centrale dell’Anm: ‘Ognuno aveva qualcosa da chiedere, anche chi oggi si strappa le vesti. Penso ad alcuni componenti del collegio dei probiviri che oggi chiedono la mia espulsione, oppure a quelli che ricoprono ruoli di vertice all’interno del gruppo di Unicost, o addirittura ad alcuni di quelli che siedono nell’attuale Comitato direttivo centrale e che hanno rimosso il ricordo delle loro cene e dei loro incontri con i responsabili Giustizia dei partiti di riferimento’. E’ l’attacco di Luca Palamara ai suoi ‘giudici: ‘Ero qui per assumermi la responsabilità politica del mio operato come rappresentante dell’Anm e come consigliere del Csm, tanti colleghi hanno voluto affidarmi una carica rappresentativa: credo di averla adempiuta con impegno. All’inizio ero animato da nobili ideali, poi sono rimasto invischiato da meccanismi infernali, il meccanismo delle chat. Non tutto è stato sbagliato: nel corso di 4 anni sono state fatte mille nomine, sono stati nominati magistrati valorosi certo il sistema ha penalizzato chi delle correnti non ne faceva parte: a quei magistrati sento il dovere di chiedere scusa’.

Il nodo da sciogliere è uno, le conseguenze potrebbero essere ingenti. Esisteva un sistema, quello di cui parla Palamara? Come agiva, e soprattutto quanto era esteso? Il rischio è quello di portare alla luce un sistema radicato, con decine di componenti e un modus operandi prestabilito, concordato, indirizzato. Questo potrebbe far ulteriormente vacillare le fondamenta della magistratura. Ma saranno le indagini e gli accertamenti a fare luce sul caso Palamara, tornato alla ribalta con le interviste del diretto interessato e con l’espulsione dall’Anm. Inevitabilmente il caso ha delle ripercussioni anche sul mondo della politica, con il leader della Lega Matteo Salvini che ha impugnato la causa chiedendo una riforma del Csm.

‘Nelle bozze che sono circolate della riforma del Csm sono state recepite molte delle nostre proposte, ma dobbiamo stare attenti che questa non sia l’occasione per un attacco all’indipendenza della magistratura’,  lo ha detto il segretario dell’Anm Giuliano Caputo, parlando al Comitato direttivo centrale del sindacato delle toghe. Un concetto su cui ha insistito anche il presidente Luca Poniz: Spe’riamo di non dover ricordare il principio di autonomia che il Csm è chiamato a tutelare e che ha legame con la democrazia’.

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