Un rapporto sessuale negato. Sarebbe questo il motivo che avrebbe scatenato la follia omicida di Salvatore Parolisi. A più di un anno di distanza dalla morte di Melania Rea, il giudice trae questa conclusione a sorpresa, anche perché le indagini da sempre si erano concentrate sulle relazioni extraconiugali dell’uomo.
Parolisi, condannato in primo grado all’ergastolo per avere ucciso il 18 aprile 2011, la moglie Melania Rea, nella pineta di Ripe di Civitella (Teramo), avrebbe comoiuto un “delitto d’impeto”. Secondo il giudice Tommolini Parolisi , psicologicamente frustrato, avrebbe perso la testa dopo il rifiuto della donna. Secondo quanto ricostruito dal magistrato, Melania quel 18 aprile si sarebbe spostata dietro al chiosco della pineta per fare pipì: la vista della moglie seminuda – sempre secondo il giudice – avrebbe verosimilmente eccitato Parolisi che si è avvicinato e ha baciato la donna, per avere un rapporto sessuale. Melania però avrebbe rifiutato l’avance, forse rimproverando il marito, che a quel punto ha reagito all’ennesima umiliazione, sferrando i colpi con il coltello a serramanico che aveva in tasca.
Sarebbero state anche le interviste televisive che Salvatore Parolisi ha fornito nel “tentativo di allontanare i sospetti” che “inconsapevolmente, hanno costituito una sorta di confessione”, scrive ancora il gup nelle motivazioni della sentenza di condanna all’ergastolo del caporalmaggiore dell’esercito per l’omicidio della moglie Melania Rea. Secondo il giudice , Parolisi avrebbe detto “una mole di menzogne (così come era solito fare nella propria vita quotidiana) che ha offerto al giudicante una chiave di lettura che ha consentito di ricostruire la dinamica dell’accaduto, il movente e l’effettiva personalità di un uomo che ha vissuto e vive una propria realtà, che prende spunto dal vero, lo rielabora e, quindi, lo eleva a verità tanto da essersi già assolto dai terribili delitti commessi”.