‘Basta, dopo 16 giorni entriamo in porto’. Dopo l’annuncio sul profilo Twitter della ONG, la Sea Watch 3 è entrata nel porto di Lampedusa. La comandante Carola Rackete ha deciso di procedere nonostante la mancanza di autorizzazioni, invocando lo stato di necessità. Subito dopo l’attracco, i militari della Guardia di Finanza sono saliti a bordo della nave, mettendola sotto sequestro, e prelevato l’attivista.
Carola Rackete, come noto, è stata portata in caserma per la violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione: resistenza o violenza contro nave da guerra. Il reato prevederebbe una pena dai 3 ai 10 anni di reclusione. Per ora la Procura di Agrigento ha disposto gli arresti domiciliari per la comandante. A prelevarla dalla nave, il luogotenente delle fiamme gialle Antonino Gianno insieme ad altri quattro finanzieri.
Una motovedetta della Guardia di Finanza ha tentato più volte di impedirle l’ormeggio, fino a quando si è dovuta sfilare per non rimanere incastrata tra la nave e la banchina. A Carola Rackete potrebbe essere anche imputato il reato di tentato naufragio della piccola imbarcazione che sarebbe stata speronata durante le manovre nel porto. Spetterà ai magistrati decidere.
Dopo essere arrivata nella caserma della Guardia di Finanza verso le 3 della notte, Carola Rackete si è scusata con i finanzieri. “Vi chiedo scusa, ma non era assolutamente nelle mie intenzioni venirvi addosso”, avrebbe detto la comandante della nave secondo quanto riporta l’Adnkronos.
“Non ha fatto nulla per evitarci, siamo stati fortunati: poteva schiacciarci”, hanno detto gli uomini delle fiamme gialle che erano a bordo della motovedetta che ha tentato di impedire alla Sea Watch di attraccare nel porto di Lampedusa e che ha rischiato di venire speronata. “Abbiamo rischiato di morire schiacciati da un bestione di 600 tonnellate, sono stati momenti di puro terrore nella notte”, hanno detto i finanzieri.
“Io rispetto la Guardia di Finanza e rispetto il lavoro di tanti uomini delle Fiamme gialle, però devo dire che da parte della Guardia di Finanza c’è stata, secondo me, una provocazione nei confronti della Sea watch”, ha detto l’ex sindaca di Lampedusa Giusy Nicolini che era sul molo per assistere alle manovre. “Se ti metti lì contro un mostro gigante che non ha l’agilità il risultato è questo – ha detto Nicolini. Noi eravamo allibiti, eravamo convinti che la motovedetta stesse scortando la nave poi, invece, si è messa di traverso e si è trovata in un imbuto”.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini, su Twitter, ha commentato così l’arresto di Carola Rackete e il sequestro della nave: «Comandante fuorilegge arrestata. Nave pirata sequestrata. Maxi multa alla ONG straniera. Immigrati tutti distribuiti in altri Paesi europei. Missione compiuta». Secono il Decreto Sicurezza Bis, la Sea Watch potrebbe essere costretta a pagare una multa salata.
Il vicepremier ha continuato: «Stanotte comportamento criminale della comandante della nave pirata che ha tentato di schiacciare contro la banchina del porto di Lampedusa una motovedetta della Guardia di Finanza, con l’equipaggio a bordo, mettendo a rischio la vita degli agenti. Delinquenti! Vergogna per il silenzio del governo olandese. Tristezza per i parlamentari italiani a bordo di una nave che non ha rispettato le leggi italiane. Giustizia è fatta».
Matteo Salvini ha poi espresso, sempre sul social, la sua vicinanza alle fiamme gialle: «Io sto con le Forze dell’Ordine, io sto con la Legge, io sto con l’Italia. Solidarietà alle donne e agli uomini delle Forze dell’Ordine e della Guardia di Finanza in particolare, visto che poche ore fa hanno rischiato la vita per la scelta criminale della SeaWatch. Da giorni stanno difendendo la legalità e i confini italiani, costretti agli straordinari da una nave pirata e da alcuni parlamentari di sinistra, tra cui un ex ministro, che anziché stare con le Forze dell’Ordine e con l’Italia hanno scelto di schierarsi con una ONG tedesca. La Sea Watch ha schiacciato una motovedetta delle Fiamme Gialle. I nostri finanzieri erano in grave difficoltà ma i parlamentari di sinistra applaudivano la comandante fuorilegge, pazzesco».
A bordo della Sea Watch 3 c’erano anche 5 parlamentari italiani di centrosinistra: Riccardo Magi di +Europa, Matteo Orfini, Graziano Delrio e Davide Faraone del Pd, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. “Già ieri sera la capitana voleva entrare, ma le abbiamo chiesto di aspettare che il governo trovasse Paesi disponibili ad accogliere i migranti. Ora quegli accordi ci sono, ma nessuno ha dato l’autorizzazione allo sbarco. La situazione era diventata troppo critica, quindi la capitana Carola ha preso questa decisione”, ha spiegato Delrio.
Dopo alcune ore è iniziato lo sbarco dei 40 migranti a bordo della Sea Watch 3, tra cui un minore. Prima di lasciare la nave, riporta ANSA, avrebbero salutato e abbracciato i volontari della ONG che in queste due settimane in mare li hanno assistiti. L’imbarcazione si trovava ormai da tre giorni davanti a Lampedusa ed era stata oggetto di una perquisizione delle fiamme gialle.
Sull’isola siciliana, due distinte fazioni hanno accolto la ONG. Se i sostenitori di Carola Rackete hanno applaudito la sua scelta di infrangere il blocco navale, un gruppo di cittadini, tra cui l’ex vicesindaco Angela Maraventano, ha inveito contro i volontari dell’organizzazione.
La leghista avrebbe urlato, secondo quanto riporta Ansa: «È una vergogna! Qui non si può venire a fare quello che si vuole, non venite nelle nostra isola se no succede il finimondo». E ancora, rivolgendosi alle forze dell’ordine: «Fate scendere i profughi e arrestateli tutti». A risponderle, l’ex sindaco PD Giusi Nicolini: «Che vuoi tu? Chi sei tu per decidere chi deve venire e chi no?»
Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch, ha commentato così la scelta della comandante Carola Rackete di entrare nel porto di Lampedusa: «Non avevamo scelta. Al comandante non è stata data nessuna soluzione di fronte a uno stato di necessità dichiarato trentasei ore fa. E quindi era sua responsabilità portare queste persone in salvo. La violazione è stata non del comandante, ma delle autorità che non hanno assistito la nave per sedici giorni».
Gregorio De Falco, ex comandante della Guardia Costiera e attualmente senatore del Gruppo Misto, ha espresso la sua opinione sul caso della Sea Watch e dell’arresto della sua comandante. Secondo quanto riporta Il Messaggero, ha dichiarato: “L’arresto di Carola Rackete è stato fatto per non essersi fermata all’alt impartito da una nave da guerra, ma la nave da guerra è altra cosa, è una nave militare che mostra i segni della nave militare e che è comandata da un ufficiale di Marina, cosa che non è il personale della Guardia di Finanza. Non ci sono gli estremi. La Sea Watch è un’ambulanza, non è tenuta a fermarsi, è un natante con a bordo un’emergenza. La nave militare avrebbe dovuto anzi scortarla a terra”.
De Falco si pone in difesa della scelta di Carola Rackete: “Sea Watch non avrebbe potuto andare in altri porti, il più vicino è Lampedusa e non aveva alcun titolo a chiedere ad altri, sebbene lo abbia fatto. Ha atteso tutto quello che poteva attendere finché non sono arrivati allo stremo; a quel punto il comandante ha detto basta ed è entrata per senso di responsabilità. È perverso un ordinamento che metta un uomo, o una donna in questo caso, di fronte a un dramma di questo tipo. Quella nave aveva un’emergenza e aspettava da troppo”.
L’ex comandante della Guardia Costiera conclude: “Fatti gli accertamenti da parte della Procura, dovrà tenersi conto del fatto che non ci sono gli estremi giuridici per tenere in stato di fermo la comandante Carola Rackete. Dovrà essere liberata per civiltà giuridica e umana”.
Arianna Manzi