La risposta di Mosca è arrivata: pochi giorni dopo le espulsioni da parte di 27 Paesi occidentali, la Russia espelle 60 funzionari americani, su  150 in totale, e chiude il consolato Usa di San Pietroburgo, mentre il ministro degli Esteri Serghei Lavrov spiega che si tratta solo della prima ondata delle misure ‘speculari’ decise dal Cremlino. Si profila una pericolosa escalation. Dagli Usa a stretto giro il dipartimento di Stato ribatte con durezza, definendo ‘ingiustificate’ le espulsioni e avvertendo che Washington si riserva il diritto di rispondere a Mosca. Sono 60 i diplomatici americani che dovranno lasciare entro il 5 aprile la Federazione russa, 58 dell’ambasciata Usa a Mosca e 2 del consolato di Ekaterinburg. A questi si aggiungeranno membri dei servizi diplomatici degli altri Paesi che hanno ‘punito’ la Russia, nello stesso numero, per un totale che si può dunque prevedere di 150.

Si attende che sia ufficializzata la decisione anche nei confronti dell’Italia, che in Russia ha 36 diplomatici accreditati e da Roma ha espulso due russi. Italia che nel pomeriggio era stata ammonita: l’ambasciata russa a Roma aveva fatto sapere che Mosca considera un gesto di inimicizia l’allontanamento dei suoi diplomatici e che ciò crea un clima di sfiducia tale da pregiudicare i positivi sviluppi della cooperazione bilaterale. ‘La nostra risposta sarà equivalente e non solo questo’, ha avvertito Lavrov nel comunicare le espulsioni dei 60 americani.

 Lavrov ha annunciato  che le autorità britanniche hanno ‘finalmente informato’ Mosca della condizioni di salute di Yulia Skripal, la figlia dell’ex spia del Kgb, Sergei Skripal, avvelenata insieme al padre con gas nervino il 4 marzo a Salisbury, nel Regno Unito. La giovane, ci hanno detto, sta migliorando rapidamente. E noi, ha aggiunto il ministro, chiediamo nuovamente di avere accesso a lei in quanto cittadina russa. Spero che la Gran Bretagna vorrà onorare i suoi obblighi in base alla convenzione consolare e a quella di Vienna sulle Relazioni Diplomatiche.

Le condizioni della donna sono ora stabili, ha detto Christine Blanshard, direttore sanitario del Salisbury District Hospital, aggiungendo che il padre Serghei resta invece in condizioni critiche, seppure anche lui stabile, e quindi non ancora fuori pericolo.