Cinque pagine di memoriale firmate Silvio Berlusconi lo scorso 12 settembre in cui il premier dice la sua verità sull’affaire Tarantini. Il memoriale è stato poi consegnato dai legali del premier alla Procura di Napoli che sta svolgendo indagini su una presunta estorsione al premier. Il memoriale e’ stato poi depositato agli atti dal Tribunale del Riesame e i legali del presidente del consiglio chiedono la trasmissione a Roma dell’inchiesta che ipotizza nei confronti di Valter Lavitola e dei coniugi Tarantini il reato di estorsione ai danni di Berlusconi. “Ho conosciuto il signor Tarantini e sua moglie anni orsono. Mi è stato presentato come imprenditore di successo e da più parti ho avuto su di lui positive indicazioni. Conosco Lavitola da parecchi anni in particolare per la sua attività di giornalista e di direttore di giornale. Dopo il suo arresto Tarantini e la moglie mi scrissero delle accorate lettere inviatemi presso la segreteria di Roma”, scrive ai pm di Napoli il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. “Il Tarantini protestava la propria estraneità alle accuse che gli venivano mosse, si scusava per il disagio che mi aveva procurato, si lamentava per il trattamento mediatico e giudiziario che gli veniva riservato. Sia lui sia la moglie mi fecero sapere di essere in gravissime difficoltà economiche”. Nel suo memoriale il premier scrive ancora che “conversando casualmente con il Lavitola questi mi disse di conoscere Tarantini. Mi risulta che in quel periodo, che collocherei nell’estate 2010 sia nato un buon rapporto di amicizia tra loro. Nello stesso periodo il Tarantini mi scrisse che non era soddisfatto dell’operato del suo difensore avvocato D’Ascola. Gli segnalai mi pare attraverso Lavitola alcuni nomi tra cui quello dell’avv. Perroni che a seguito di una mia telefonata si dichiarò disponibile a difenderlo”. “Tarantini e la moglie come già detto mi fecero pervenire più volte lettere in cui mi presentavano la gravità della loro situazione economica, chiedendomi anche aiuto per finanziare la loro azienda e per evitare il fallimento” spiega il presidente del Consiglio nel memoriale consegnato ai pm della Procura di Napoli. “Lo stesso Lavitola mi segnalò una situazione di vera disperazione di una famiglia che era passata da una vita agiata a grandi ristrettezze che avevano coinvolto anche il fratello, con la sua famiglia, la madre, altri famigliari. Mi si rappresentò quindi una situazione personale e famigliare difficilissima, con anche il rischio che Tarantini mettesse in atto episodi di autolesionismo. La situazione era altresì aggravata dalla presenza di due figlie ancora piccole. Insistettero anche tramite Lavitola per un aiuto economico”. Il presidente del Consiglio spiega ancora: “feci quindi avere al Tarantini e alla moglie del denaro o consegnandolo direttamente a Lavitola o facendoglielo consegnare, in alcune rare occasioni dalla mia segretaria. Si trattava di somme che variavano tra i 5 mila e i 10 mila euro, 5 mila per il Tarantini e 5 mila per la moglie”.
Sul fronte politico intanto, il Pdl torna alla carica contro la procura di Napoli con una interrogazione firmata da diversi esponenti di spicco del Pdl in cui si chiede “di accertare la veridicità dei fatti anche attraverso attività ispettiva”.