Può sembrare surreale ma è così e a deciderlo è stata la Cassazione. Il medico che finisce sotto inchiesta perché sospettato di avere commesso sbagli a tal punto gravi da provocare il decesso di un paziente può essere ‘scusato’ se ha un buon curriculum e non ha precedenti episodi connotati da colpa. Lo ha stabilito la Cassazione, accogliendo il ricorso di un ginecologo pescarese, Orazio L. che si era visto sospendere dall’incarico con il divieto di esercizio della professione per due mesi sulla base dei ‘gravi indizi di negligenza’ che avrebbero ‘causato la morte di una paziente’ dopo un intervento in laparoscopia avvenuto all’ospedale civile. Secondo la Terza sezione penale, che ha disposto un nuovo esame del caso, prima di prendere provvedimenti drastici nei confronti di un medico sottoposto a indagini è necessario verificare il background del professionista. La vicenda del ginecologo è arrivata in Cassazione per la seconda volta, dopo che il Tribunale del’Aquila, il 15 dicembre 2011, £ravvisati plurimi rilevanti profili di negligenza nonché un elevato grado di colpa”, aveva deciso per l’emissione della misura interdittiva nei confronti del medico richiesta dal pm e negata dal gip nel maggio 2011. La difesa del professionista ha fatto breccia presso i giudici di piazza Cavour soprattutto laddove ha evidenziato “l’ottimo curriculum professionale e l’assenza di precedenti episodi connotati da colpa” e il fatto che non si fosse tenuto conto del “procedimento che si era concluso con l’archiviazione sia delle indagini ancora in corso che hanno condotto all’espletamento di una perizia dall’esito del tutto favorevole all’indagato”. La Cassazione accolto la tesi difensiva di Orazio L. ha annullato l’ordinanza impugnata al Tribunale dell’Aquila per nuovo esame.
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