Cassazione: multa e carcere per chi evade il canone Sky

Multa e carcere per tutti i furbetti che evadono il canone delle tv a pagamento, come Sky o Mediaset Premium. Lo ha stabilito una recente sentenza della Cassazione che ha condannato a quattro mesi di carcere e una multa di duemila euro un uomo di 52 anni che vedeva Sky senza avere la smart card. L’uomo utilizzava il sistema di card sharing che gli permetteva di acquistare i codici necessari per vedere i programmi criptati.

Il sistema del card sharing consiste nell’acquistare i codici necessari per vedere i programmi criptati da un soggetto terzo che, in maniera fraudolenta, funge da ‘pusher’ dei codici e li vende, illecitamente, a più clienti a prezzi più convenienti del canone. Questo sistema era stato depenalizzato nel 2000, ma ha riacquisito rilevanza penale nel 2003 grazie a un decreto legislativo.

 L’uomo è stato condannato per aver installato un apparecchio con decoder regolarmente alimentato alla rete Lan domestica e Internet collegato con apparato tv e connessione all’impianto satellitare, rendendo così visibili i canali televisivi del gruppo Sky Italia in assenza della relativa smart card.
L’imputato si è difeso sostenendo di aver acquistato i codici di decodifica dei programmi sul web per giustificare il fatto che, durante la perquisizione a casa sua, non era mai stata rinvenuta la smart card. Secondo la Cassazione i giudici palermitani hanno ‘correttamente’ emesso la condanna evidenziando la finalità fraudolenta del mancato pagamento del canone.

In particolare, la Suprema Corte spiega che il reato commesso consiste nella violazione della legge sul diritto d’autore del 1941 – art. 171 octies l.633/1941 – che nel caso affrontato dal verdetto è pacificamente consistita nella decodificazione ad uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato e, dunque, protetto, eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l’accesso poste in essere da parte dell’emittente, senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui l’elusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone applicato agli utenti per l’accesso ai suddetti programmi.

 

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