Catasto, stangata in arrivo? Quanto spendiamo per le tasse sulla casa

Da diversi anni si dibatte ciclicamente sulla necessità di modificare e rinnovare i valori catastali del nostro Paese, gran parte dei quali con il passare del tempo sono divenuti obsoleti e anche poco veritieri, in quanto molti di loro non rispecchiano più il reale status quo dello stabile in considerazione e il relativo posizionamento sul mercato immobiliare.

Proprio in questi giorni è arrivata l’ennesima (severa) raccomandazione da parte dell’Europa, che non ammette più scappatoie e chiede alle nostre istituzioni di trovare quanto prima un punto di accordo tra le forze politiche di maggioranza, da sempre divise sull’argomento. Il governo di Mario Draghi deve accelerare, arrivare alla sottoscrizione di un testo condiviso e approvare quella riforma che ancora nei primi 6 mesi del 2022 ha fatto litigare i partiti e i rispettivi leader.

A parole la missione del presidente del Consiglio sembra molto più facile del previsto, ma basta leggere l’avvertimento di Matteo Salvini per rendersi conto che le cose non stanno proprio così: “Se qualcuno chiede alla Lega e ai suoi esponenti di tornare a tassare la prima casa, si attacca al tram. La casa per gli italiani è sacra e non intendiamo gravare ulteriormente sulle tasche delle famiglie per un bene che riteniamo doverosamente di dover preservare”.

Nel discorso del capo del Carroccio, quel “qualcuno” da lui pronunciato è senza dubbio la Commissione europea, che da settimane sta esercitando un pressing senza sosta sul nostro Esecutivo affinché l’Italia realizzi gli interventi su fisco e catasto. In tutto questo gli italiani – allarmati dalle parole del segretario leghista e disorientati dai continui rinvii delle forze politiche sul tema – temono che nuovi aumenti si aggiungano a quelli a cui hanno assistito per luce, gas, carburante e inflazione durante tutta la prima parte del 2022.

E allora la domanda che si sente più di frequente in questi casi è una sola: quanto valgono davvero le tasse sulla casa? Ma anche, in merito alla riforma: si rischia la stangata?

Stando ai dati raccolti e rielaborati da parte dell’Agenzia delle Entrate, ad oggi in Italia le tasse sugli immobili raggiungono la cifra complessiva di 41 miliardi di euro. Un dato che risulta possibile scorporare tra 4 diverse tipologie di entrate per lo Stato:

  • il gettito derivante dall’Imu, che da solo vale la bellezza di 21 miliardi di euro
  • le imposte sull’acquisto di un immobile o su un atto di successione, che portano all’erario statale 11 miliardi di euro
  • le tasse aggiuntive quali l’Irpef e il bollo sull’abitazione, che aggregate valgono 6 miliardi di euro
  • il pagamento della cedolare secca, che chiude il cerchio con 3 miliardi di euro pagati dai cittadini

I dati riportati vanno suddivisi su un totale di oltre 35 milioni e 200 mila abitazioni censite proprio dai tecnici del catasto, di cui la maggior parte rientrano nella categoria A3, ossia le “abitazioni e unità immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche di economia sia per i materiali impiegati che per la rifinitura e con impianti tecnologici limitati ai soli indispensabili”.

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