A distanza di tre anni, è di nuovo tempo per i dipendenti Rai di scegliersi il proprio consigliere d’amministrazione. La “corsa” è ufficialmente partita e proprio oggi l’Azienda ha reso noti – a quanto apprende AdgInforma.it – i nomi dei candidati ammessi. Si tratta del consigliere uscente Riccardo Laganà, fondatore di Indignerai e ora sostenuto anche da Snater e Usigrai; Fabrizio Tosini, Segretario nazionale Ugl-Informazione; Anna Lupi, funzionario sostenuta da Libersind-Confsal; la giornalista Claudia Pregno, redattore ordinario (e membro del Cdr) alla Tgr Piemonte dove conduce il Tg scientifico Leonardo; e infine Cesare Cantù, montatore della sede Rai di Corso Sempione a Milano.
LA CINQUINA – Solo cinque candidati al cda Rai contro i 15 dipendenti che fecero la “corsa” nel 2018. Allora parteciparono: 1) Roberto Natale (giornalista candidato dall’Usigrai); 2) Stefano Ciccotti (dirigente candidato dall’Adrai); 3) Gianluca de Matteis Tortora (funzionario candidato da Cgil, Cisl, Uil, e Ugl); 4) Maurizio Fattaccio (candidato da Libersind); 5) Ferdinando Clemenzi (segretario Snap); 6) Piero Pellegrino (Segretario Snater); 7) Riccardo Laganà (tecnico di produzione e fondatore di IndigneRai); 8) Emidio Grottola (avvocato di Indignerai che poi fece un passo indietro); 9) Lorenzo Mucci (dirigente); 10) Alessandro Currò (uff. legale Rai); 11) Roberta Enni (direttrice Rai Gold); 12) Alessandra Paradisi (vicedirettore); 13) Irma Bono (gruppo pari opportunità Milano) 14) Fabrizio Carletti (produzione Tv) 15) Angelo Costantini (funzionario).
VINSE L’OUTSIDER – Su 11.719 aventi diritto, parteciparono al voto solo 6.676 dipendenti con un’affluenza alle urne del 56%. Astensione alta, dunque, ma quorum del 50% raggiunto ed elezione valida. Vinse l’outsider Laganà, che fu votato da 1.916 colleghi; il giornalista Roberto Natale, candidato dell’Usigrai, portò a casa 1.356 preferenze (quasi tutta la base elettorale del sindacato dei giornalisti); deludente, invece, il risultato di Gianluca De Matteis Tortora con 1.201 voti nonostante il sostegno di Cgil, Cisl, Uil e Ugl: pagò una candidatura tardiva e parecchie polemiche durante la convulsa campagna elettorale. Ma solo ora – a distanza di tre anni – si capisce la sua impresa di riuscire a mettere d’accordo ben quattro sindacati.
Ora quello che allora era un outsider (Laganà) è senza dubbio il favorito. I grandi sindacati non hanno trovato l’accordo e hanno lasciato libertà di voto e i giornalisti lo appoggiano. Dovrà guardarsi però da Tosini (che si accredita come un candidato di area) e dal vento di centrodestra che spira in Azienda… Non sembra avere molte chance la Lupi, così come appaiono solo delle “bandierine” messe al nord dell’Azienda – Torino e Milano – le firme raccolte da Pregno e Cantù. La partita si decide a Roma e i 280 dirigenti – che non hanno espresso un candidato – se la guardano dalla tribuna di Viale Mazzini.