Dopo un cdm durato tre ore il governo vara il nuovo ‘decreto banche’, asciugato rispetto alle attese, e la riforma del settore cooperativo vede finalmente la luce, alla fine di mesi di frenate e modifiche con il governo che accoglie una delle proposte avanzate da alcuni segmenti della cooperazione critici del provvedimento. Un risultato giunto al termine di un confronto dentro all’esecutivo con alcuni ministri che si sono impuntati contro l’ipotesi prospettata in extremis ieri sera di creare più gruppi, tornando allo schema originale proposto nell’autoriforma. Per la parte degli indennizzi invece si è deciso di andare avanti, come nelle attese, con i semplici decreti previsti dalla legge di stabilità e non più con un decreto legge. Non c’è nessun rinvio, ha chiosato il premier, e le misure previste per i rimborsi delle persone che verranno riconosciute come truffate dall’arbitrato sono sostanzialmente pronte e arriveranno a giorni. ‘Il sistema italiano è solido, non è il più preoccupante del mondo, sono molto più preoccupato per banche di altri paesi anche più solidi dell’Italia anche perchè una crisi del sistema bancario, come, in Germania ha di certo effetti anche da noi’, dice Matteo Renzi al termine del cdm, spiegando che nel decreto nessuna misura è risolutiva ma sono ulteriori tasselli di consolidamento del mosaico del sistema bancario. Le Bcc saranno sotto una holding unica ma chi non vorrà aderire avrà il suo paracadute di uscita, l’accordo Ue sulle garanzie diventa legge, le vendite all’asta fallimentari saranno meno care e le norme per gli indennizzi ai risparmiatori arriveranno nei prossimi giorni. Sul fronte delle Bcc alla fine quindi la mediazione fa salva la creazione di un grande gruppo cooperativo con una massa critica che possa andare nella direzione del consolidamento mantenendo un modello, quello delle Bcc, che non va buttato tutto via, non solo va difeso ma anche protetto. Le banche quindi saranno libere di non aderire alla holding e rimanere cooperative o spa a patto però che abbiamo una soglia minima di patrimonio di 200 milioni di euro e che versino, per poter mantenere le riserve, ora formalmente pubbliche, all’erario con il 20%. Attualmente, come ricorda il ministro Padoan, sono circa una ‘decina’ che corrispondono a questo identikit ma non è detto che tutti scelgano di stare fuori dalla nuova holding. Il governo invece non ha accolto l’idea di consentire agli istituti la trasformazione in popolari contenuta nel progetto di autoriforma. Sulle popolari infatti il premier ha ribadito come l’azione del governo punta a non crearne di nuove ma di aggregarne: ‘Ci auguriamo che la riforma delle banche popolari sia recepita nel modo più intelligente e innovativo possibile dai singoli soggetti delle banche popolari, spero possano rapidamente fondersi, unirsi, aggregarsi, nel rispetto della loro autonomia’. E oltre alle Bcc l’esecutivo punta a rafforzare il sistema bancario, velocizzando la cessione dei crediti: ‘Le vendite all’asta saranno per tutto il 2016 esenti dall’imposta di registro, vale più di 200 milioni ed è un messaggio per semplificare la questione dei crediti incagliati’. In seguito arriverà, attraverso un ddl approvato, anche il riordino complessivo del diritto fallimentare.