“Cefalù d’Autore – Notti Culturali sotto le stelle”
In prima nazionale “Il Cavaliere e la morte” di Leonardo Sciascia Messo in scena da Gigi Borruso e Stefania Blandeburgo con le musiche originali scritte ed eseguite da Gianni Gebbia, Fabio Lannino e Diego Spitaleri.
20 agosto alle ore 21.30 – Giardino Martiri Cefaludesi del razzismo, via Giglio – Cefalù (PA)
“Cefalù d’Autore – Notti Culturali sotto le stelle” propone per la quarta serata una prima nazionale con lo spettacolo dedicato al grande autore siciliano Leonardo Sciascia. In scena il 20 agosto alle ore 21.30 presso il Giardino Martiri Cefaludesi del razzismo, “Il Cavaliere e la morte”, dall’omonimo romanzo, con le voci narranti di Gigi Borruso e Stefania Blandeburgo e con le musiche originali scritte ed eseguite da Gianni Gebbia, Fabio Lannino e Diego Spitaleri.
Un omaggio a Leonardo Sciascia, nel centenario della sua nascita, con una mise en space del suo penultimo romanzo, uscito nel 1988, pochi mesi prima della sua morte. Un giallo dai caratteri unici nel panorama della produzione sciasciana, in cui lo scrittore, già gravemente malato, nel rielaborare molti dei temi a lui cari, come l’indagine sulle trame politico criminali italiane, la satira sottile sui meccanismi del potere, assume un tono insolitamente malinconico. Un romanzo, “Il cavaliere e la morte”, considerato dalla critica come il testamento spirituale di Sciascia, che consapevole della sua fine, ci ha lasciato una profonda riflessione sulla senso della vita dinanzi alla morte, sulla fatica dell’intellettuale impegnato a decifrare il mondo e sull’imperativo morale della ricerca della Verità fino allo stremo delle proprie forze fisiche e spirituali. Un piccolo gioiello, intrigante e lucido, che ben sintetizza la ricerca intellettuale e morale di Sciascia d’una vita intera. La pièce, nell’esaltare la lucidità e nettezza della parola sciasciana, è pensata come intreccio fra parola e musica in una dinamica a spirale. Attori e musicisti sono chiamati a un cammino che si avvolge su se stesso man a mano che ci si avvicina al centro. Parole e musica si rincorrono a vicenda in un’atmosfera inquietante, indefinita, crepuscolare, fra bagliori improvvisi, ironia e delicatezza malinconica. La trama de “Il cavaliere e la morte” è incentrata sull’indagine di un commissario di polizia, identificato semplicemente come il Vice, intorno all’omicidio dell’avvocato Sandoz. Il Vice ben presto individua il mandante dell’omicidio, il potente industriale Aurispa, tuttavia fatica a raccogliere le prove della sua colpevolezza, mentre l’indagine viene dirottata dal suo superiore, il Capo, verso una sedicente organizzazione terroristica denominata “I figli dell’ottantanove”. Il Vice, disobbedendo agli ordini del suo superiore scava nella verità scomoda e inquietante che vede contrapposti alcuni potenti e insospettabili industriali. Trasgredisce gli ordini del Capo per un impulso morale e intellettuale irreprimibile, così come suo padre aveva trasgredito le leggi razziali nel ’39 salvando una famiglia di ebrei. Le uniche tracce che il Vice riesce a mettere insieme, grazie ad alcuni testimoni chiave come l’affascinante signora De Matis, la signora Zorni e un ex agente dei servizi segreti, aprono uno squarcio su una verità inquietante. E il mistero dei “figli dell’ottantanove” si infittisce: sono la causa della morte dell’avvocato Sandoz o la morte del Sandoz è servita a qualcuno per creare quell’organizzazione terroristica? La loro esistenza serve a regolare i conti all’interno del potere economico-politico? Di certo, con grande lucidità Sciascia indaga profondamente quei meccanismi perversi del potere che ufficialmente combatte i poteri criminali occulti e nel contempo se ne serve perché come afferma l’Autore, “la sicurezza del potere si basa sull’insicurezza dei cittadini”. Un romanzo sulla Verità a cui il cavaliere, provato e stanco della sua missione – come nel disegno di Dürer che dà il titolo all’opera – forse non giungerà mai, ma che tuttavia ci lascia l’indistruttibile testimonianza della sua caparbia ricerca.