Anche i vescovi scendono in campo contro Celentano, tanto che la Rai ha deciso di intervenire. Dopo il duro attacco che il Molleggiato ha riservato alla Chiesa, il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, ha deciso di inviare il vicedirettore generale per l’offerta, Antonio Marano, a coordinare, con potere di intervento, il lavoro del festival.
Toni accesi per la replica del del Sir al cantante : “Quando l’ignoranza prende il microfono per diffondere il suo messaggio è doveroso replicare, seppur con serenità e rispetto delle persone, per amore della verità”. Lo scrive il Sir a proposito dei “giudizi di Adriano Celentano su due testate cattoliche nazionali da lui accusate di ipocrisia, di parlare di politica e non di Dio”, giudizi che, secondo l’agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Cei, “sono stati la prova di un vuoto che è anche dentro di lui. Vuoto di conoscenza – prosegue il commento alla serata inaugurale del festival di Sanremo – di ciò che le testate cattoliche professionalmente sono e vuoto di conoscenza del servizio che esse svolgono per la crescita umana, culturale e spirituale della società tutta. Un vuoto voluto, e quindi ancor più triste, perché a tutti è possibile conoscere e comprendere il ruolo laico dei media cattolici nel nostro Paese”. “E’ dunque più l’amarezza che il disappunto – commenta il Sir – a prendere il sopravvento dopo quanto accaduto ieri sera sul palco di un teatro che, è bene ricordarlo, non è la realtà del vivere quotidiano. Ma il giorno dopo c’é, forse, da attendersi che a parole insensate, cioé impensate, seguano parole pensate e di scusa. Anche senza microfono”.
Celentano contro tutti – Attacco ai preti e ai frati. Famiglia Cristiana e Avvenire, due testate che devono chiudere. E’ partito senza freni, Celentano nel monologo dipinto dai media come un vero e proprio evento, forse anche più del Festival stesso.
Fatto sta che il Molleggiato, impermeabile e bicchiere in mano,senza troppi giri di parole è entrato subito nel vivo del suo discorso: “i preti non sanno regolare gli audio. Se c’è una cosa che non sopporto, non solo dei preti ma anche dei frati, è che nei loro argomenti, quando fanno la predica non parlano mai della cosa più importante, cioè del motivo per cui siamo nati, quel motivo nel quale è insito il cammino verso il traguardo, quel traguardo che segna non la fine di un’esistenza ma l’inizio di una nuova vita. I preti non parlano mai del paradiso, quasi come a dare l’impressione che l’uomo sia nato per morire. Ma noi non siamo nati per morire, siamo nati per vivere. Che cazzo di vita e’ questa qua? lo spread, l’economia…”.
Da qui il duro attacco ad Avvenire e Famiglia Cristiana: “Sono testate inutili ed ipocrite, devono chiudere”. Ma questa critica, non ha riscosso gran successo di pubblico, a giudicare dai numerosi fischi partiti dalla sala.
Ma si sa,dove c’è Celentano, c’è polemica, c’è bufera. E un po’ forse bisognava aspettarselo, a giudicare anche dalla scene “di guerra” che hanno introdotto la sua performance. Scoppi di bombe aeree, sirene, edifici incendiati, gente riversa sul palco dell’ Ariston. Una guerra? No, “è solo Celentano”.
E continuando a parlare di Avvenire e Famiglia Cristiana, Adriano ha affermato:
“si occupano di politica e delle beghe del mondo. Senza contare i malati terminali, che anche se non lo dicono, loro sono consapevoli di ciò a cui stanno andando incontro. Loro però, Famiglia Cristiana e l’Avvenire, non la pensano così. Per loro il discorso di Dio occupa poco spazio, lo spazio delle loro testate ipocrite, le critiche che fanno a uno come don Gallo che ha dedicato la sua vita, ancora adesso, per aiutare gli ultimi, e di ultimi ce ne sono tanti”.
Il molleggiato ha poi toccato anche il tema del lavoro: “Sulla torre della stazione centrale di Milano ci sono operai che dall’8 dicembre stanno lì a protestare contro la cancellazione dei posti di lavoro.
Montezemolo ha fatto bene a fare il treno veloce, bello, confortevole. E’ giusto fare l’Alta velocità, però bisogna bilanciare la velocità con qualcosa di lento, e allora Montezemolo ti dico che devi fare un treno lento, che magari si chiama lumaca da cui si vedono le bellezze d’Italia”.
Poi ha guardato verso la prima fila dell’Ariston, dove c’erano il direttore di Rai1 Mazza, il direttore artistico Mazzi, ed altri, chiedendo “state bene?”. E tornando a Montezemolo, “sono sicuro che lo farà. A quel punto è entrata in scena Elisabetta Canalis. Come ti chiami? “Italia”. Resta un pò qui. “Non posso, qui sto perdendo la mia bellezza”. Tornerai? “Sì, se gli italiani lo vorranno”.
Celentano ha poi continuato il suo discorso: “La parola politica sembra aver perso ogni valore e le lettere che la compongono stanno cadendo a pezzi sulla testa di un popolo che s’illude di essere sovrano. Ma cosa significa sovrano? Il vocabolario lo spiega bene”. E chiama “maitre”, rivolgendosi a Papaleo. Cosa dice il vocabolario? “Non lo so”. Tu non leggi mai il vocabolario. “Non vorrei contraddirla, maestà, preferisco leggere il giornale.
Qualche volta ho provato a leggere il vocabolario e non si spiega bene”, spiega Papaleo. “Qualche giorno fa – aggiunge il regista – sono andato alla lettera ‘governo Monti’: materiale di ottima resistenza apparentemente indipendente, facile però all’ossido dei partiti”. E sulla parola sovrano, “si dice di potere, dignità, diritto che non derivino da altra autorità, che non dipendono da altro potere. La Costituzione italiana sancisce che il potere sovrano appartiene al popolo che esercita”. Celentano: “La Consulta ha buttato nel cestino le firme raccolte per il referendum”.
Entra poi in scena, dalla platea, Pupo fingendo di protestare: “Chi ti credi di essere, tu sottovaluti quelli bassi…”. Poi interviene anche Morandi: “Non è stata una cosa molto bella che la Consulta ha bocciato i referendum. Ha tolto la parola ai cittadini, non si possono buttare nel cestino un milione 200mila firma. Se pensi che ne bastano 500mila per dare la parola al popolo, figurati che errore ha fatto al Consulta”.
E poi entra in scena il Celentano che tutti preferiscono, quello dei testi struggenti e della voce roca. Ma è stata solo la quiete prima della tempesta.: “Ci rattristiamo se un deficiente come Aldo Grasso scrive un’idiozia sul Corriere della Sera. Ci rattristiamo per la prima ruga”. Infine il tema bellico: “La Merkel e Sarkozy impongono l’acquisto delle loro armi”, “impongono ai cittadini greci enormi sacrifici se vogliono restare nell’euro, come riferisce riferisce il Corriere della Sera. Vogliamo un’Europa cinica e armata fino ai denti?”. Ed infine duetto musicale con Franco Battiato, il quale era in video. Chiusura della perfomance. Tutti in piedi ad eccezione del direttore di Rai1, Mazza.
Tarquinio:“Parleremo ancora di Dio” – E non poteva mancare la replica dell’ Avvenire: “Davvero un bello spettacolo. Bravo. Viva Sanremo e viva la Rai. Naturalmente, caro Celentano, continueremo a parlare e far parlare di Dio, degli uomini e delle donne di questo mondo. Soprattutto di quelli che in tv non ci vanno mai, neanche gratis”. Così il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, in un editoriale, replica all’esibizione di ieri sera di Adriano Celentano al Festival di Sanremo. “Se l’è presa con i preti e con i frati (tutti tranne uno) che non parlano del Paradiso. E se l’è presa con Avvenire e Famiglia Cristiana che vanno chiusi. Tutto questo – scrive ancora -, perché abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo (in Africa, in Asia, in Sud America) e farle funzionare per un anno intero. Dunque, andiamo chiusi anche noi.
Vicedirettore Rai Uno: “Abbiamo rispettato libertà artistica di Celentano”- “Un intervento che ha spaccato il pubblico. Un intervento che ha invaso la prima puntata. Ed è normale che se ne parli. Noi pensiamo di aver rispettato la libertà artistica di Adriano Celentano, poi come lui abbia usato questa libertà e come abbia rispettato la libertà e la sensibilità del pubblico è un problema suo”. Lo ha detto il vicedirettore di Rai1, con delega al Festival di Sanremo, Ludovico Di Meo, commentando la performance di ieri sera di Celentano, ai microfoni di ‘Unomattina’.
F. Cristiana:” Libertà di raglio per Celentano”- “Adriano Celentano è solo un piccolo attivista dell’ipocrisia, un finto esegeta della morale cristiana che sfrutta la tv per esercitare le sue vendette private”. Dura anche la replica di Famiglia Cristiana, affidata all’edizione on line. Il settimanale cattolico aveva nei giorni scorso criticato l’ingaggio faraonico per Sanremo, “tradotto poi in beneficenza a suon di tromba, o meglio ancora di grancassa”. Ieri sera, “con l’avallo della Rai”, Celentano ha pontificato su “preti e frati che non sanno parlare alla gente, insulta il nostro giornale e quello della Cei che neanche si occuperebbero di fede e religione, tratta Grasso da deficiente. In coda, poi, il solito repertorio di frusta demagogia, anzi più ovvio, scontato e sbracato del solito. Inascoltabile”. Per il settimanale paolino “il lato incredibile della vicenda è che la Rai butti l’equivalente di un miliardo e mezzo delle vecchie lire, che Celentano sia autorizzato a spargere velenose menzogne, che un repertorio da agit-prop venga contrabbandato come lezione magistrale. Povera Rai, una volta di più, con quella prima fila di papaveri che alla fine del vaniloquio si alzano in piedi per applaudire, invece di tirare ortaggi”. Quelle di Celentano, secondo Famiglia Cristiana, non sono “meditazioni”: “I silenzi del cantante dipendono dai vuoti di memoria, dalle sconnessioni intellettuali, dai tranelli del linguaggio articolato… Adesso provvedono due marchingegni elettronici, uno per orecchio, del tipo inventato da Gianni Boncompagni quando teleguidava Ambra. Vien persino da rimpiangere le dimenticanze, almeno stava zitto”. Comunque, nessuna censura nei suoi confronti: “Da noi c’è libertà di ‘raglio”. Però, “quella che non va passata sotto silenzio – e qui non si parla davvero dei silenzi coatti di Celentano – è la linea della Rai. Si è messa nelle mani di un patetico aspirante profeta, ed è grave. I suoi capi hanno battuto le mani, ed è peggio. Si vergognino, loro più di lui”.