NAPOLI. Quali sono i fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia celiaca? Può la celiachia essere diagnosticata in modo precoce? E’ possibile prevenirla? La risposta arriverà da uno studio di portata internazionale di cui la Campania è coprotagonista. Infatti, un team di medici e ricercatori è a lavoro per dare risposte. Lo farà con uno studio multi – centrico a lungo termine, che parte dal Center for Celiac Research e dall’ Harvard Medical School per approdare a Salerno.
GDGEMM – è questo l’impronunciabile del progetto – sta per Celiac Disease Genomic Environmental Microbiome and Metabolomic Study. Vale a dire, uno studio che analizza tutti i fattori che determinano l’insorgere della malattia, da quello genetico a quello ambientale, dal microbiomico al metabolomico.
La ricerca prevede il reclutamento di bambini che hanno un parente di primo grado con celiachia, che saranno seguiti dalla nascita e per tutta l’età evolutiva. Ciascuna equipe è impegnata su un particolare aspetto e l’incrocio dei dati costituirà un passaggio decisivo per la diagnosi e la prevenzione di una malattia che colpisce l’1% della popolazione in Europa e Stati Uniti e che sta emergendo anche in Asia.
Tra i fattori esaminati, innanzitutto, l’informazione genetica, ereditata dai propri genitori. Poi si osserverà l’influenza ambientale – in particolare il tipo di parto, l’uso di antibiotici, allattamento materno o artificiale e il momento di introduzione di certi alimenti, insieme con altre componenti della storia medica del piccolo – per scoprire se alcuni di questi fattori, da soli o combinati tra loro, contribuiscono allo sviluppo della celiachia. Ancora, si analizzerà il microbioma (ossia l’insieme di batteri che aiutano a metabolizzare e digerire il cibo, ndr), che partecipa allo sviluppo del sistema immunitario e che sembra avere un ruolo nella malattia. Infine, sarà utilizzato anche l’approccio metabolomico.
“Gli eventi che avvengono nel nostro intestino producono elementi che sono chiamati metaboliti, che differiscono da persona a persona e dipendono dai geni, dalla composizione del microbioma e dalla scelta del cibo – spiegano Giovanni Scala e Jacopo Troisi, i ricercatori che curano la parte metabolomica dello studio -. L’insieme dei metaboliti prodotti da un soggetto viene chiamato metaboloma. Il nostro compito è, appunto, quello di fotografare i metabolomi di diversi bambini, attraverso l’analisi delle feci, in modo da individuale tutti i cambiamenti nel loro ambiente e monitorandoli per la celiachia. In questo modo, avremo modo di classificare specifici profili metabolomici e utilizzare questi come modelli predittivi dello sviluppo della celiachia, prima che essa di fatto si manifesti”.