Il senatore Antonio D’Alì, capogruppo in Commissione Bilancio del Nuovo CentroDestra, ritiene che sia necessario unificare e centralizzare il debito pubblico sulla Unione Europea. Gli abbiamo chiesto le motivazioni che lo spingono a questa dichiarazione: “Dopo Maastricth, la moneta unica, la creazione della BCE e l’introduzione dei vincoli sui bilanci, il naturale sbocco della politica monetaria europea non può che essere la centralizzazione sull’UE di consistenti quote del debito pubblico delle singole nazioni e, segnatamente, di una quota pari alla percentuale prevista come fisiologica dagli stessi trattati. La rimanente quota rimarrebbe a carico delle singole nazioni con evidente maggior facilità di gestione verso la normalità. La centralizzazione ridurrebbe il costo del debito ed il peso sul deficit corrente di tutti i paesi che potrebbero così garantire il rispetto del livello del 3% nel rapporto deficit/PIL, ma soprattutto quei paesi come l’Italia che sopportano percentuali di tassi superiori alla media europea potrebbero liberare gran parte dell’avanzo primario e quote della ricchezza nazionale da destinare esclusivamente allo sviluppo economico ed alla riduzione della pressione fiscale che ne è il primo motore. Non possiamo continuare a sacrificare ogni anno patrimonio dello Stato, e quindi degli Italiani, per pagare chi specula sulle nostre finanze, spesso enfatizzando lo stato di difficoltà del sistema Italia. Ferma restando l’assoluta necessità di ridurre la spesa pubblica improduttiva, abbiamo visto come da anni non reggano le ipotesi che vengono sempre puntualmente riproposte, forse per esorcizzare il nodo del problema, di riduzione del debito tramite cartolarizzazione, alienazione e altre diavolerie a carico del patrimonio immobiliare e azionario dello Stato. Oggi bisogna rendersi chiaramente conto che il problema del debito va affrontato sul piano Europeo e sul piano puramente finanziario. Se non si vara entro l’anno un piano di normalizzazione del debito in sede dell’area Euro, più prima che poi, saremmo costretti a valutare altre scelte. E quale migliore argomento per dare significato storico ad una presidenza di semestre?”.
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