Come tutti sappiamo questa legislatura rappresenta certamente una novità per quanto riguarda i tradizionali equilibri politici del nostro Paese.
È chiaro, da questo punto di vista, che anche l’appuntamento elettorale europeo ha contribuito ad acuire la dialettica tra i partiti, in linea peraltro con quanto accaduto in tutti gli Stati membri.
Il rinnovo delle cariche comunitarie ha posto in tutta la sua evidenza l’attenzione su come anche a livello europeo ci sarà bisogno di una approfondita analisi dell’agenda istituzionale, a partire da quei temi che negli ultimi anni non sono stati risolti compiutamente.
Il primo aspetto non potrà che essere quindi quello della gestione dei flussi migratori, della difesa dei confini esterni, della solidarietà tra i Paesi e delle iniziative da intraprendere per la pacificazione e lo sviluppo dell’area Sud del Mediterraneo.
Di fronte ai conflitti che hanno riguardato e che in parte ancora riguardano le coste africane e mediorientali, l’Europa non ha saputo parlare con una sola voce, rinunciando a svolgere quel ruolo di protagonista che la sua storia e la sua rilevanza sugli scacchieri internazionali le assegnano.
Solo attraverso un piano straordinario di investimenti sarà possibile creare le condizioni per un rilancio economico dell’Africa, primo ed ineludibile passaggio per garantire a centinaia di milioni di persone la possibilità di non dover essere costretti a emigrare.
A questo va ovviamente affiancata una rivisitazione delle normative comunitarie, che devono necessariamente essere adeguate ai tempi e alle mutate condizioni geo-politiche.
Gli annunci per rivedere il Trattato di Dublino si sono susseguiti numerosi negli ultimi anni. Ritengo sia ora giunto il momento di concretizzare tali intenzioni, anche per evitare un irrigidimento delle posizioni contingenti tra i singoli Stati.
Questa riflessione deve però anche consentirci una valutazione serena e oggettiva sull’Italia e su quanto fatto in questi anni.
Non c’è dubbio che lo sforzo economico, logistico ed operativo messo in campo per fronteggiare le emergenze abbia visto il nostro Paese svolgere un ruolo di primo piano, che non sempre l’Europa ha riconosciuto. Con il perdurare delle condizioni strutturali che sono alla base dei flussi, è stato inevitabile perseguire una distinzione tra soccorso e accoglienza.
Se infatti dobbiamo essere chiari nel dire che nessuno può e deve essere lasciato morire nel Mediterraneo – un mare che negli ultimi anni ha visto troppe tragedie, troppo sangue – è altrettanto doveroso riconoscere che l’Italia non può da sola farsi carico delle successive fasi di assistenza e accoglienza.
Su questo tema, che impatta direttamente le coscienze di ogni cittadino europeo e di tutti i governi coinvolti, c’è bisogno di più Europa, più solidarietà, più interventi strutturali di medio-lungo periodo.
È questo il terreno sul quale si valuterà l’efficacia delle azioni dell’Unione europea, prima ancora che sui bilanci e sul rispetto delle regole interne.
Aspetti che come sappiamo hanno una loro oggettiva rilevanza, e rispetto ai quali è giusto dare atto al Governo di essere riuscito, anche grazie ad una interlocuzione costante e articolata, ad evitare il rischio di una procedura di infrazione che ci avrebbe esposto alle fibrillazioni dei mercati.
Sul piano economico generale non mancano, a livello internazionale, segnali positivi che possono far ben sperare per il prossimo futuro. Permangono però elementi di oggettiva incertezza, sia sul piano economico che su quello finanziario, rispetto ai quali è giusto e doveroso mantenere una linea di prudenza.
Se le ultime rilevazioni nazionali ci dicono che l’andamento del mercato del lavoro è stato particolarmente positivo – mi riferisco all’andamento dei contratti a tempo indeterminato – è altrettanto vero che le dinamiche della crescita ci vedono ancora in forte ritardo.
La necessità di un’azione di rilancio dei fattori produttivi andrà quindi ancora accompagnata ad una gestione dei conti che consenta una fase espansiva senza mettere in discussione gli impegni presi.
Per quello che riguarda i tempi della manovra sarà il Governo a valutare la possibilità di anticipare eventualmente alcune iniziative.
È chiaro che, a differenza dello scorso anno, ci sono tutti i presupposti per un rispetto sostanziale delle prerogative parlamentari, a tutto vantaggio di quel clima costruttivo che è sempre un’ottima premessa per le sessioni di bilancio.
Come sapete la centralità del Parlamento, così come previsto dalla Costituzione, oltre ad essere un presupposto fondamentale del nostro assetto istituzionale è un arricchimento della qualità delle scelte e delle iniziative legislative.
In linea con quanto più volte ribadito dal Capo dello Stato – che colgo l’occasione di ringraziare per la costante attività svolta a salvaguardia del Paese –, su questo tema insieme al Presidente Fico abbiamo sempre trovato intese utili per rafforzarne il reale esercizio.
Sarà così anche per quanto riguarda l’iter per l’approvazione dell’autonomia differenziata, che può rappresentare a mio avviso più un’opportunità che un rischio.
Governo, Regioni, Parlamento: saranno tutti chiamati a dare un contributo per rendere effettivi i principi di sussidiarietà e buon andamento, senza egoismi e senza penalizzazioni per nessuno.
Ci sarà quindi la necessità di tener conto di tante esigenze e di contemperare aspetti geografici, sociali ed economici, sapendo che i cittadini ci chiedono di ridurre la distanza tra decisori e territorio in una logica di efficacia, efficienza ed economicità.
In questa stessa direzione va il necessario sforzo per la razionalizzazione e la riduzione della spesa pubblica.
Così come negli ultimi anni è stato chiesto a famiglie, lavoratori e imprese di fare sacrifici per rispettare gli impegni di finanza pubblica, non si può più pensare che la politica non faccia la propria parte.
È anche per questo che, pur non esprimendo ovviamente nessuna valutazione di merito sul provvedimento per la riduzione del numero dei parlamentari già licenziato in seconda lettura dal Senato, ho sempre sostenuto la necessità di dare dei segnali che vadano in questa direzione.
Anche qui non sarebbe giusto non evidenziare la sfida alla quale saremo chiamati un minuto dopo l’approvazione definitiva di questa riforma costituzionale.
Il nostro assetto istituzionale, anche in questa legislatura, ha dimostrato di essere in grado di adeguarsi ai tempi e di saper fronteggiare tanto le emergenze quanto le innovazioni.
C’è bisogno però di affrontare di volta in volta, con lungimiranza, ogni possibile criticità o necessità che possa emergere. Mi riferisco proprio a quanto espresso dal Presidente Di Fonzo, in relazione agli aspetti che riguardano la rappresentanza dei cittadini e le dinamiche di funzionamento degli organismi parlamentari.
Ci sarà probabilmente bisogno di mettere in campo delle misure in grado di accompagnare nel miglior modo possibile la futura composizione delle nuove Camere.
Dalla legge elettorale ai regolamenti interni, la politica sarà chiamata ad individuare le migliori soluzioni possibili, anche sotto il profilo organizzativo.
Ogni riforma porta infatti con sé l’esigenza di un adeguamento normativo che consenta di ottimizzarne le potenzialità e ridurne i rischi relativi ad una mancata armonizzazione.
Un principio che vale ovviamente anche per quanto riguarda la necessità, non più rinviabile, di una organica e completa riforma della Giustizia.
Se le vicende che hanno riguardato il CSM hanno giustamente rilanciato l’opportunità di rivedere le regole di composizione e funzionamento dell’organo di auto-governo, i tempi della giustizia continuano a rappresentarne l’aspetto più inaccettabile.
Una giustizia ritardata è molto spesso una giustizia mancata.
Lo sanno le imprese che attendono anni per vedersi riconosciuto un credito, lo sanno i cittadini costretti a convivere per troppo anni con procedimenti penali che rischiano di essere una condanna ben prima del pronunciamento dei Tribunali.
Senza dimenticare i contraccolpi per la competitività del sistema Paese, soprattutto per quanto riguarda la capacità di attrarre investimenti e garantire alle imprese condizioni ottimali per produrre ed investire.
In un mondo che cambia sempre più velocemente – come voi giornalisti sapete bene –, anche mettendo in discussione certezze consolidate, le sfide del cambiamento non possono essere né sottovalutate, né eluse.
Anche il Senato sarà senz’altro pronto a fare la sua parte, come attesta la capacità dimostrata negli ultimi anni di auto-riformarsi per offrire sia ai senatori che ai cittadini servizi di sempre maggiore qualità.
Implementando costantemente un trend virtuoso iniziato nel 2008, questa amministrazione ha conseguito – nel periodo 2013/2019 – un efficientamento della spesa di funzionamento pari a 255 milioni di euro. Ai 151 di minori trasferimenti dal bilancio dello Stato, si sono infatti aggiunti 104 milioni di euro di ulteriori risparmi.
Risultati importanti, raggiunti senza intaccare le attività istituzionali, arricchite da altre importante iniziative.
Tra queste, sottolineo con piacere alcune buone prassi messe già in campo negli ultimi mesi:
– adesione al progetto “plastic free”, per la riduzione di imballaggi e oggetti di plastica usa e getta;
– utilizzo per ragioni di servizio di auto elettriche e ibride;
– installazione di lampade a basso consumo;
– digitalizzazione dei servizi legislativi, per una significativa riduzione dell’utilizzo di carta;
– abbattimento delle barriere architettoniche.
A tal proposito mi associo quindi ai ringraziamenti fatti nei confronti del Segretario generale, Elisabetta Serafin, dei vice segretari generali, Alfonso Sandomenico e Federico Toniato, e a tutta la struttura amministrativa che ogni giorno dimostra capacità e professionalità non comuni.
Un ringraziamento che estendo al Consiglio di Presidenza, al Collegio dei Questori, ai Capigruppo e a tutti i senatori. In questi 16 mesi c’è sempre stata, anche nelle scelte più difficili, una condivisione generale sul rispetto delle regole e sulle finalità della nostra azione che ha consentito il raggiungimento di importanti obiettivi e di porre le basi per conseguire futuri traguardi.
Qui permettetemi una doverosa precisazione. Come è stato ricordato oggi pomeriggio il Presidente Conte sarà in Aula per una informativa relativa alle presunte relazioni tra la Lega e la Russia.
Lo stesso tema è stato al centro di varie interrogazioni presentate dal Partito Democratico, a partire dallo scorso febbraio, dopo le prime indiscrezioni o rivelazioni giornalistiche.
La non ammissibilità, da me decisa sulla base di un’osservanza puntuale del regolamento, era evidentemente riferita solo alle prime 3 interrogazioni – dal febbraio al maggio decorso – che, per forza di cose, ponevano la questione in termini meramente ipotetici. Le nuove informazioni – e l’avvio di una indagine da parte della Procura di Milano –, hanno quindi consentito una diversa stesura di questi atti di sindacato ispettivo, ai quali di conseguenza ho potuto conferire l’ammissibilità.
Nessuna censura, nessuna politicizzazione del mio ruolo che, come ho detto sin dal primo giorno, è ispirato alla massima trasparenza e alla più totale imparzialità.
Ringrazio ancora il Presidente Di Fonzo per aver voluto toccare alcuni aspetti che – come da lui affermato – mi stanno particolarmente a cuore.
Ambiente, cultura, ruolo delle donne, educazione: temi solo apparentemente diversi, in realtà accomunati da una necessaria e comune declinazione, la sostenibilità.
È anche per questo che ho voluto mettere il Senato nelle condizioni di poter svolgere un ruolo di stimolo, di ascolto e di proposta.
Nell’anno trascorso abbiamo assistito a troppe calamità. Alcune naturali, altre frutto dell’incuria e della sottovalutazione.
È tempo di cambiare, come è stato ricordato, è tempo di prenderci cura del territorio sapendo che la lotta al dissesto idrogeologico, resa ancor più indispensabile dai cambiamenti climatici, è per l’Italia una assoluta priorità.
Il nostro è un Paese di inestimabile bellezza. Basta cominciare da qui per capire come la stratificazione culturale ci abbia nei secoli posto come custodi di un tesoro che va difeso, tutelato, valorizzato.
Ce lo ricorda la leadership nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco – arricchita quest’anno dalle colline del Prosecco –, ce lo impone la necessità di lasciare alle future generazioni più di quello che abbiamo ereditato dai nostri padri.
Proprio per questo abbiamo lanciato, insieme alla Rai – che ringrazio sempre –, il progetto Senato e Cultura, grazie al quale diamo la possibilità ai cittadini di conoscere questi luoghi e di apprezzare i giovani talenti artistici italiani.
È in tale contesto che abbiamo premiato chi ha rappresentato e rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo, a partire dall’indimenticabile maestro Franco Zeffirelli e dalla straordinaria Lina Wertmuller.
Insieme a loro tanti artisti che proiettano un mondo culturale in tutte le sue articolazioni e rappresentano un vero e proprio patrimonio per il nostro Paese, per il nostro futuro.
Mi piace sottolineare oggi l’ultima iniziativa che ho fortemente voluto: Senato e Ambiente.
Come anticipato qualche mese fa nel corso del convegno al quale partecipò anche Greta Thunberg, abbiamo bandito un concorso, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, per promuovere tra i giovani i valori della tutela e della sostenibilità ambientale.
Si tratta di un progetto rivolto agli studenti delle scuole di secondo grado, al quale seguiranno ulteriori iniziative a sostegno dell’ambiente e di una cittadinanza sempre più consapevole.
Restando nel campo dei giovani, consentitemi di ringraziare e salutare Elnaz Tahmasebi, l’artista che ha realizzato questo meraviglioso ventaglio. La sua ispirazione, fortemente autobiografica, merita attenzione e considerazione.
La simbologia dei pesci, che nuotano per arrivare al mare, è anche uno stimolo per tutti i giovani che, anche andando controcorrente, hanno non solo il diritto, ma il dovere di inseguire i propri sogni.
Allo stesso modo mi complimento con Chiara Cabini, che saluto, vincitrice del premio intitolato alla memoria di Giuditta Nanci.
Come ho detto in precedenza, in un mondo che cambia sempre più rapidamente i professionisti dell’informazione assumono un ruolo non solo di testimonianza, ma di ancor maggiore rilevanza democratica.
Le potenzialità del web consentono a miliardi di donne e uomini di accedere a contenuti che in precedenza non erano a loro disposizione. Un aspetto fondamentale, che non può però prescindere da regole stringenti, anche per salvaguardare gli aspetti eticamente più sensibili.
Se i social hanno di fatto creato una piazza virtuale in cui tutti possono avere voce, l’intermediazione giornalistica diventa l’unico vero strumento dei cittadini per avere la certezza di un contenuto reale, verificato, credibile.
L’informazione libera è quindi una risorsa che non può essere data per scontata; deve essere sostenuta, supportata.
E per essere veramente libera l’informazione deve essere plurale, accogliere e dare voce a tutte le sensibilità ed a tutte le culture.
Anche su questi temi il Senato farà la sua parte.
Sto organizzando momenti di confronto tra tutti i soggetti coinvolti. Ritengo infatti che le Istituzioni abbiano il dovere di dare un contributo, anche di carattere culturale, rispetto ad alcune tendenze che creano un’autentica preoccupazione.
Mi riferisco al proliferare delle fake news e, in maniera forse ancor più patologica, ai video fake. Dalle oscenità alla manipolazione dei contenuti, non possiamo demandare ai soli codici di autoregolamentazione un ambito che può avere conseguenze dirette sulla percezione dei cittadini, colpendo in particolare le categorie più esposte, a partire dai giovani.
E anche in questo caso, non posso non ricordare come e quanto sia fondamentale il ruolo dei giornalisti e dell’informazione libera e professionale.
Maria Elisabetta Alberti Casellati
Presidente del Senato della Repubblica