Cernobbio e Schlein, all’inseguimento del campo largo con forze politiche inconciliabili su tutto

A Cernobbio i leader delle opposizioni si sono confrontati e scontrati nell’ultima giornata del Forum che ha seguito segue quella della presidente del Consiglio Meloni. Dai 5 mesi retribuiti per i genitori proposti dalla segretaria del Pd Elly Schlein alla tassa sugli extraprofitti suggerita dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, sono stati tanti i punti al centro del confronto con gli imprenditori.

“Questo governo ha dimostrato di non saper rilanciare l’economia, vive di rendita. Questo governo non ha visione, non ha messo in campo una politica industriale. La manovra sarà senza respiro, senza anima ma noi cercheremo di dare un contributo perché il Paese deve crescere” ha dichiarato Schlein che propone “un congedo paritario retribuito al 100% di 5 mesi per entrambi i genitori. “C’è una proposta che stiamo portando avanti, quella del congedo paritario per entrambi i genitori, con 5 mesi pagati al 100% per entrambi i genitori. Approviamo subito un congedo paritario pienamente retribuito per entrambi i genitori e aiuteremmo le famiglie e l’occupazione femminile. Le imprese hanno bisogno di programmare: bisogna fare uno sforzo e in questo, se vogliamo lavorare insieme nella prossima manovra, noi con approccio pragmatico ci siamo sempre stati. “Dobbiamo sapere dove vogliamo andare. Cosa succederà dopo il Pnrr? Il governo ha perso un anno per le modifiche e ha penalizzato i Comuni virtuosi. Serve una politica industriale che accompagni i cambiamenti che stiamo vivendo. Bisogna dare continuità agli incentivi. Transizione 5.0 finirà nel 2025. E dopo?” ha proseguito la leader del Pd, che poi parlando delle altre opposizioni ha aggiunto: “La prima questione che mi piacerebbe affrontare insieme alle altre opposizioni è un piano per tornare a crescere, con le politiche industriali che ci servono per accompagnare i grandi cambiamenti a cui siamo sottoposti. Per noi è importante dare continuità agli incentivi”.

“Il mio appello è alle migliori forze sociali e produttive, della cultura, del volontariato e del terzo settore e delle migliori energie: scriviamo insieme un progetto per l’Italia, facciamolo insieme”. Elly Schlein si è mostrata determinata alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia, dove ha rilanciato il progetto di una grande alleanza “nella società, nel Paese e con altre forze politiche per mandare a casa il governo”.

Considerando che la segretaria Pd affidava alla grande alleanza, chiamiamola campo largo, la possibilità di mandare a casa il governo non doveva essere molto sicura di questo visto che al Forum Ambrosetti nell’incontro con Calenda sono venute fuori tutte le loro divisioni davanti al mondo produttivo italiano.

“Serve una visione di respiro, più che un accordo tra forze politiche e una alleanza con società”, ha detto  Schlein a militanti e dirigenti Pd, mentre più che di “visione” avrebbe dovuto parlare di “miraggio”.

Il terreno su cui con più evidenza è emersa l’inconciliabilità delle forze che dovrebbero comporre il campo largo è stato, di nuovo, quello della guerra in Ucraina. Nel corso di un dibattito che li ha visti partecipare insieme, Schlein, Calenda e Conte hanno presentato tre posizioni diverse: diametralmente opposte quelle del leader di Azione e del leader del M5S, sfuggente quella della segretaria dem. Il dibattito era a porte chiuse, ma ampi passaggi sono trapelati.

Calenda ha parlato della resistenza ucraina contro la Russia come di un baluardo per tutte le nostre democrazie e ha aggiunto che,  “la difesa si fa sul territorio ucraino e anche colpendo in modo delimitato obiettivi militari da cui partono gli attacchi”. Conte è tornato a sostenere la sua tesi secondo cui le conseguenze sull’economia del conflitto rischiano di far perdere competitività agli imprenditori e ha messo in dubbio la possibilità di una vittoria militare dell’Ucraina. Dunque, per lui, bisogna “che le due parti si accordino per la pace, bisogna imporre una soluzione negoziale per fermare questo drammatico conflitto”. Un discorso che, sostanzialmente, nasconde una richiesta di resa da parte di Kiev. Quanto a Schlein, non avrebbe parlato del tema delle armi e del loro utilizzo anche in territorio russo, ma confermato il sostegno senza se e senza ma all’Ucraina. E, poiché, come ha ribadito Giorgia Meloni nel suo intervento, il posizionamento sull’Ucraina non attiene solo a una scelta morale, ma anche, prima di tutto, di interesse nazionale, è chiaro con quale spirito gli imprenditori possano aver registrato le posizioni dell’eternamente futuribile campo largo.

“Quando diciamo che, a partire dalla politica estera per passare a quella energetica, il campo largo è un campo minato, non lo facciamo per partito preso o per spirito polemico, ma nell’interesse dell’Italia”, ha commentato il capogruppo alla Camera di FdI, Tommaso Foti. “Mentre nell’incontro di ieri con il presidente Zelensky, Giorgia Meloni ha pronunciato parole inequivocabili che suggellano la convinta adesione del governo italiano alla causa di una pace giusta e duratura, fondata sul rispetto del diritto internazionale e della sovranità territoriale, le divisioni all’interno delle opposizioni sono, ancora una volta, la spia di tutte le loro fragilità e incompatibilità”.

“Nonostante il tentativo di proporsi come un’alternativa al governo Meloni – ha proseguito il presidente dei deputati di FdI – l’incapacità delle opposizioni di esprimere una posizione unitaria su una questione di cruciale importanza internazionale, quale il sostegno all’Ucraina, ne conferma la debolezza. Non bastasse, è stato sufficiente che al Forum Ambrosetti Calenda si pronunciasse anche a favore del nucleare per essere sollecitato da Bonelli, azionista minoritario del campo largo, ad andare con la destra, poiché quella del nucleare sarebbe per il verde-rosso di Avs una tecnologia pericolosa, obsoleta e costosissima. È l’evidenza – ha concluso Foti- che ci dice che con il campo largo al governo l’Italia finirebbe in un vicolo cieco e dell’irrilevanza, a differenza di quanto accade sia in ambito nazionale che in quello europeo con il centrodestra al governo”.

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